La meditazione non consiste solo ed esclusivamente nell’assumere una postura consona, nonché escogitare o applicare un determinato metodo per acquietare la mente riportando l’attenzione a sé stessi. Tutt’altro, quella sommariamente appena descritta è solo una delle possibilità, una delle modalità e nemmeno quella più adottata. In realtà è possibile meditare anche e soprattutto camminando, coinvolgendo la mente in guisa dinamica per osservare poi, contestualmente, l’ambaradan esistenziale in una nuova e illuminante prospettiva, quella di colui che assiste senza esserne coinvolto, di colui che partecipa, ma non interviene … ma leggiamo subito come lo spiega l’esimio Jon Kabat-Zinn, professore di medicina e direttore della clinica per la riduzione dello stress dell’Università del Massachisetts, autore di diversi libri, tra i quali “Riprendere i sensi” e, assieme alla moglie, “Il genitore consapevole”.
«Conosco persone che a un certo punto hanno incontrato serie difficoltà a sedersi, ma sono state in grado di svolgere un’intensa pratica meditativa camminando. Del resto nessuno può rimanere seduto costantemente e alcuni trovano assolutamente impossibile essere consapevoli nella posizione assisa a causa della sofferenza, dell’agitazione e della rabbia che li opprimono. Ma possono farlo camminando.
Negli ambienti monastici tradizionali, i periodi di meditazione assisa sono intercalati da meditazioni in movimento. Si tratta della stessa pratica. Camminare può essere altrettanto proficuo che sedere. Ciò che importa è l’atteggiamento mentale.
Nella meditazione deambulante occorre prestare attenzione al camminare come tale. Ci si può concentrare sulla cadenza dei passi nell’insieme o su isolati, segmenti successivi del moto come sollevare il piede, procedere, poggiarlo nuovamente e così via. È possibile accoppiare la consapevolezza del camminare con la consapevolezza del respirare.
Nella meditazione in movimento non esiste una destinazione determinata; di solito si passeggia avanti e indietro in un viale oppure in circolo. Non avere letteralmente alcun luogo dove dirigersi facilita l’essere presenti lì dove si è. A cosa servirebbe cercare di trovarsi in un altro punto del percorso quando non vi è differenza? La sfida è sapersi identificare con un dato passo, un dato respiro.
Si può meditare camminando a passo lentissimo o assai spedito. Quanta attenzione potrete prestare al ciclo dei passi dipenderà dalla velocità. La pratica meditativa consiste nell’accogliere ogni singolo passo ed esserne pienamente consci. Questo significa percepire le sensazioni del camminare nei piedi, nelle gambe, nel portamento, nell’andatura, come sempre momento per momento e, in questa circostanza, passo dopo passo. Si potrebbe dire “guarda dove metti i piedi”: la battuta è da prendere alla lettera, sebbene si tratti di osservare interiormente. I piedi non li guarderete nemmeno!
Come nella meditazione seduta, emergeranno sensazioni che vi distrarranno dalla mera esperienza del camminare. Si lavora con percezioni, pensieri, sentimenti e impulsi, ricordi e attese che compaiono durante la passeggiata come del resto nella meditazione assisa. In definitiva, passeggiare è quiete in mutamento, consapevolezza in flusso.
È consigliabile non praticare la meditazione camminando in luoghi dove sareste esposti alla curiosità altrui, in particolare se passeggerete con lentezza. Conviene farlo nel proprio soggiorno, nei campi, in una radura fra gli alberi oppure lungo spiagge isolate. Anche spingendo un carrello in un supermercato potrete camminare con flemma a vostro piacimento.
Potete praticare dovunque la meditazione deambulante in modo informale. Questo non comporta passeggiare avanti e indietro o in circolo, ma procedere normalmente. È possibile camminare con consapevolezza lungo un marciapiede o un corridoio dell’ufficio, durante un’escursione, accompagnando il cane o i bambini; dovrete invece ricordare di essere presenti a voi stessi e al vostro corpo, rammentarvi semplicemente di interiorizzare il momento, coscienti di ogni passo effettuato, accettando ciascun momento come viene. Se vi scoprite in preda alla fretta o all’impazienza, rallentare il passo contribuirà a placarvi e a ricordarvi che ora siete qui e quando arriverete là, vi troverete là. Se perderete il senso del qui, altrettanto avverrà per il là. Se la vostra mente non è focalizzata sul punto in cui vi trovate è poco probabile che lo diventi solo perché siete arrivati altrove.»
(Da “Dovunque tu vada, ci sei già” – di Jon Kabat-Zinn)
– Jon Kabat-Zinn (amazon)
– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia