Restare centrati mentre si vive la quotidianità è una delle sfide più complesse per chi intraprende un cammino di consapevolezza interiore. Tra i tanti ostacoli che si presentano lungo questo percorso, ve n’è uno particolarmente insidioso: la tendenza a lasciarsi assorbire da ciò che si prova o si pensa, fino a perdere ogni senso di prospettiva. Si finisce spesso per confondere l’interesse con la dedizione, il coinvolgimento con la presenza, l’entusiasmo con l’equilibrio. La meditazione, intesa come arte del discernimento, diventa allora uno strumento essenziale per riconoscere e ridurre quella fusione automatica con pensieri, emozioni e situazioni che ci allontana dalla chiarezza. Allenare la mente a osservare senza fondersi con ciò che osserva permette di recuperare lucidità, misura e direzione. Solo quando si impara a non restare incollati a ogni sensazione o impulso, diventa possibile agire con maggiore saggezza e libertà. Non si tratta di distaccarsi in modo freddo o indifferente, ma di affinare uno sguardo più ampio e stabile, che non si lascia travolgere da ciò che è momentaneo. In questo senso, la pratica della meditazione rivela un valore ancora più profondo: offre uno spazio dove l’attenzione può respirare e ritrovare il suo equilibrio.
L’identificazione (P. D. Uspenskij)
L’identificazione è una caratteristica talmente comune, che nell’intento di osservare se stessi è difficile separarla da altre cose.
L’uomo è sempre in stato di identificazione, ciò che cambia è solo l’oggetto della sua identificazione.
L’uomo si identifica con un piccolo problema che trova sul suo cammino e dimentica completamente i grandi scopi che si proponeva all’inizio del suo lavoro.
Si identifica con un pensiero e dimentica tutti gli altri.
Si identifica con un’emozione, con un umore, e dimentica gli altri suoi sentimenti più profondi.
Lavorando su di sé, le persone si identificano talmente con scopi isolati da perdere di vista l’insieme.
I pochi alberi più vicini finiscono per rappresentare, per loro, tutta la foresta.
L’identificazione è il nostro nemico più terribile, perché penetra ovunque e ci inganna proprio nel momento in cui crediamo di lottare contro di essa.
Se ci è tanto difficile liberarci dall’identificazione, è perché ci identifichiamo più facilmente con le cose a cui siamo maggiormente interessati, quelle alle quali diamo tutto il nostro tempo, il nostro lavoro e la nostra attenzione.
Per liberarsi dall’identificazione, l’uomo deve stare costantemente in guardia ed essere inflessibile verso se stesso: non deve aver paura di smascherare tutte le sue forme più sottili e nascoste.
È indispensabile vedere, studiare l’identificazione, al fine di scoprirne in noi stessi le radici più profonde.
Ma la difficoltà della lotta contro l’identificazione è accresciuta ulteriormente dal fatto che, quando le persone la riconoscono, la considerano una qualità eccellente e le attribuiscono nomi quali ‘entusiasmo’, ‘zelo’, ‘passione’, ‘spontaneità’, ‘ispirazione’, eccetera.
Ritengono che non si possa fare realmente un buon lavoro, in qualsiasi campo, se non in stato di identificazione.
In realtà, è un’illusione.
In tale stato l’uomo non può fare nulla di sensato.
E se la gente potesse vedere ciò che lo stato di identificazione significa, cambierebbe d’avviso.
[Da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto – P. D. Uspenskij]
