La meditazione è un viaggio interiore che ci permette di esplorare la profondità della nostra mente e del nostro spirito. Nelle seguenti annotazioni dal titolo “La meditazione sui 5 ostacoli (dal Satipatthana Sutta)”, si discute di un antico metodo di meditazione che mira a superare gli ostacoli che comunemente incontriamo nel nostro percorso spirituale. Questi ostacoli, descritti – per l’appunto – nel Satipatthana Sutta, sono il desiderio sensuale, la rabbia, la sonnolenza e il torpore, l’agitazione e il rimorso, e il dubbio. La pratica suggerita è quella di osservare con consapevolezza la presenza o l’assenza di questi stati mentali, riconoscendo la loro natura transitoria e imparando a lasciarli andare. Attraverso questa consapevolezza, il praticante può radicarsi nell’osservazione della realtà dei fenomeni, sia interni che esterni, e raggiungere una comprensione più profonda della propria esistenza. Quanto segue offre una guida su come applicare questi insegnamenti nella vita quotidiana, invitando il lettore a un’esplorazione personale che può portare a una maggiore pace interiore e chiarezza mentale.
“In che modo il praticante si radica nell’osservazione della vera natura dei fenomeni?
“Dapprima, egli osserva gli oggetti mentali in relazione ai cinque impedimenti. Come li osserva?
1. “Quando in lui è presente il desiderio sensuale, è consapevole: “In me è presente il desiderio sensuale”. Quando il desiderio sensuale non è presente, è consapevole: “In me non è presente il desiderio sensuale”. Quando il desiderio sensuale incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando il desiderio sensuale già sorto viene abbandonato, egli ne è consapevole. Quando il desiderio sensuale già abbandonato non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.
2. “Quando in lui è presente la rabbia, è consapevole: “In me è presente la rabbia”. Quando la rabbia non è presente, è consapevole: “In me non è presente la rabbia”. Quando la rabbia incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando la rabbia già sorta viene abbandonata, egli ne è consapevole. Quando la rabbia già abbandonata non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.
3. “Quando in lui sono presenti la sonnolenza e il torpore, è consapevole: “In me sono presenti la sonnolenza e il torpore”. Quando la sonnolenza e il torpore non sono presenti, è consapevole: “In me non sono presenti la sonnolenza e il torpore”. Quando la sonnolenza e il torpore incominciano a sorgere, egli ne è consapevole. Quando la sonnolenza e il torpore già sorti vengono abbandonati, egli ne è consapevole. Quando la sonnolenza e il torpore già abbandonati non sorgeranno nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.
4. “Quando in lui sono presenti l’agitazione e il rimorso, è consapevole: “In me sono presenti l’agitazione e il rimorso”. Quando l’agitazione e il rimorso non sono presenti, è consapevole: “In me non sono presenti l’agitazione e il rimorso”. Quando l’agitazione e il rimorso incominciano a sorgere, egli ne è consapevole. Quando l’agitazione e il rimorso già sorti vengono abbandonati, egli ne è consapevole. Quando l’agitazione e il rimorso già abbandonati non sorgeranno nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.
5. “Quando in lui è presente il dubbio, è consapevole: “In me è presente il dubbio”. Quando il dubbio non è presente, è consapevole: “In me non è presente il dubbio”. Quando il dubbio incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando il dubbio già sorto viene abbandonato, egli ne è consapevole. Quando il dubbio già abbandonato non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.
“Così il praticante si radica nell’osservazione della realtà dei fenomeni, interni o esterni, o di entrambi, interni ed esterni; egli si radica nell’osservazione del processo di manifestazione o del processo di dissoluzione dei fenomeni, o di entrambi. i processi di manifestazione e dissoluzione.
Egli è consapevole del fatto: “vi sono questi fenomeni”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza.
Egli mantiene l’osservazione, libero, senza afferrare alcunché in questo Mondo. Monaci, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali.
[ Dal: Discorso sui Quattro Fondamenti della Presenza Mentale – Satipatthana Sutta ]
– Fonte