La presenza mentale, ossia la predisposizione intellettiva ad essere costantemente consapevoli di tutto ciò che accade nel contesto in cui al momento ci troviamo immersi, nonché della giostra di pensieri, sensazioni, emozioni – sia coscienti che relativamente subliminali –, se non del respiro altalenante che si avvicenda, con ritmi propri, secondo fasi alterne, è – di per sé – fonte di guarigione. Seguono alcune considerazioni di Thich Nhat Hanh …
«Il modo per cominciare a produrre la medicina della presenza mentale è fermarci e fare un respiro cosciente, prestando tutta l’attenzione all’inspirazione e all’espirazione. Quando ci fermiamo e facciamo un respiro in questo modo unifichiamo corpo e mente, e torniamo a casa a noi stessi. Sentiamo più pienamente il nostro corpo; solo quando la mente è insieme al corpo siamo vivi per davvero. La notizia straordinaria è che l’unità di corpo e mente si può realizzare anche con un solo respiro. Forse è da un po’ che non siamo molto gentili con il nostro corpo; se ne riconosciamo la tensione, il dolore e lo stress, possiamo immergerlo nella nostra presenza consapevole e questo è l’inizio della guarigione.
Se ci curiamo della nostra sofferenza interiore abbiamo più chiarezza, energia e forza per essere in grado di affrontare la sofferenza dei nostri cari per la violenza, la povertà e l’ingiustizia, la sofferenza della nostra comunità e del mondo. Se invece siamo troppo occupati ad affrontare la nostra personale paura e disperazione, non possiamo dare una mano ad alleviare la sofferenza degli altri. Soffrire bene è un’arte: se sappiamo curarci della nostra sofferenza, non soltanto soffriremo molto meno ma potremo generare più felicità attorno a noi e nel mondo.»
[ Da: Thich Nhat Hanh, “Trasformare la sofferenza. L’arte di generare felicità“ ]
La meditazione e’ molto benefica e curativa, ma ci vuole il Sangha giusto. Ce n’e’ uno a Roma Montesacro?