Come mai quando si argomenta sulla meditazione si pone – spesso e volentieri – l’accento sulla consapevolezza? Semplice, quando si è consapevoli, ossia ben attenti e all’erta si dispone di un’energia che ci consente di rimanere centrati. E rimanere centrati aiuta a non cadere vittima, a non restare in balia dell’infinita, ridondante sequela di emozioni importune, moleste e fastidiose che – a volte – si avvicendano in un turbinio davvero sconvolgente. L’energia della consapevolezza rappresenta quindi una sorta di scudo che protegge dalla dimenticanza – di sé stessi –, dall’oblio della propria vera natura … di esseri senzienti. Come regolarsi? Che metodo adottare per sfuggire al coacervo irruente e disordinato di emozioni scioccanti, contraddittorie e, a volte, finanche ossessive? Thich Nhat Hanh traccia un percorso che dalla consapevolezza del respiro procede ad abbracciare in guisa senz’altro realistica i molteplici aspetti del proprio essenziale, quanto irriducibile fulcro esistenziale…
«Quando noti che in te nasce un’emozione forte torna a te stesso e mettiti a praticare il respiro consapevole, per generare l’energia della consapevolezza che ti protegga. Sii presente alla tua emozione, non lasciarti sopraffare da lei. Non cadere vittima delle tue stesse emozioni.
È come quando sta per arrivare una tempesta forte: devi fare tutto il possibile per proteggere la casa in modo che il vento non la danneggi. Le emozioni forti vengono da dentro, dal profondo della coscienza; anche l’energia della consapevolezza proviene dal profondo della coscienza. Così siediti in una posizione stabile, su una sedia con i piedi ben appoggiati a terra oppure su un cuscino a gambe incrociate, oppure sdraiati, e preparati a entrare in contatto con quell’emozione. Per cominciare respirerai in consapevolezza concentrando l’attenzione sull’addome. Perché proprio l’addome? Quando vedi un albero nella tempesta, se concentri l’attenzione sulla cima ne percepisci la vulnerabilità: hai l’impressione che l’albero sia troppo fragile per resistere alla tempesta, perché il vento scuote con violenza i rametti terminali e le foglie. Se invece concentri l’attenzione sul tronco dell’albero ricevi un’impressione diversa: vedi che l’albero è solido e radicato in profondità nel terreno, dunque sai che resisterà alla tempesta.
Anche tu sei un albero, e quell’emozione forte è la tempesta che si avvicina; se non ti prepari a riceverla potrebbe spazzarti via. Prepararsi significa mettersi a respirare in consapevolezza portando giù l’attenzione dal livello del pensiero al livello della pancia, poco al di sotto dell’ombelico. Si chiama “respirazione addominale” o “di pancia”: consiste semplicemente nel concentrare tutta l’attenzione sulla pancia e prendere consapevolezza del suo movimento di espansione e retrazione. La pancia è il tronco del tuo albero; non restare a livello del cervello, è là che i venti di tempesta soffiano più forti. È pericoloso restare al livello del pensiero; scendi ad abbracciare il tronco dell’albero, poco sotto all’ombelico: là sarai al sicuro.»
(Dal sito “Passi di pace”)
– Thich Nhat Hanh (amazon)
– Thich Nhat Hanh (macrolibrarsi)
– Thích Nhất Hạnh – Wikipedia
– Associazione Essere Pace