Aivanhov, nel suo scritto, ci invita a considerare il sorriso non solo come un gesto sociale, ma come un profondo atto meditativo. Andando oltre la semplice espressione facciale, egli ci guida a coltivare un sorriso interiore, radicato nella calma e nella consapevolezza.
La meditazione, secondo l’autore, è lo strumento ideale per raggiungere queste profondità. È attraverso il silenzio interiore e la connessione con la nostra luce interiore che possiamo plasmare il nostro sorriso, rendendolo autentico e trasformativo. Aivanhov ci invita a diventare gli scultori di noi stessi, lavorando con delicatezza sui muscoli del nostro volto e, soprattutto, sull’emozioni che lo animano.
In questo frammento, l’autore ci ricorda che il sorriso non è solo un ornamento, ma uno specchio dell’anima. Un sorriso coltivato con consapevolezza può diventare un potente strumento di trasformazione personale e di connessione con gli altri.
“Il sorriso è già un saluto, un segno di riconoscenza che ciascuno rivolge alle persone che incontra, prima ancora di farlo con le parole, ed è quindi importante badare a ciò che si esprime attraverso un sorriso. Certo, non si tratta di crearsi un sorriso artificiale studiandosi allo specchio. È necessario che il sorriso, che deve esprimere bontà, dolcezza e comprensione, venga spontaneamente da dentro.
Se siete capaci di scendere nelle profondità del vostro essere per cercarvi il silenzio e la luce, gli scultori che sono in voi sapranno quali nervi e quali muscoli tendere o rilassare. Potete fidarvi di loro. Volendovi costruire un sorriso, rischiate che quel sorriso vi deformi più di ogni altra cosa. Lavorate quindi con l’amore, la speranza e la fede, e affidatevi all’ispirazione dei vostri scultori interiori.”
Omraam Mikhael Aivanhov