Nell’arte contemplativa dello zazen, l’atto di respirare trascende la mera funzione biologica, trasformandosi in un ponte verso la consapevolezza pura. La pratica suggerisce di osservare il respiro, non per giudicarlo lungo o breve, ma per abbracciare l’essenza del momento presente. Buddha stesso esortava a riconoscere la semplicità dell’essere: un corpo e uno spirito uniti nel soffio vitale, liberi dall’illusione dell’ego. Il Maestro Deshimaru enfatizzava espirazioni profonde, che purificano la mente dalle costruzioni mentali, invitando a un ritorno alla naturalezza del respiro. Dôgen, con la sua saggezza innata, ci ricorda che durante zazen, un respiro dolce attraverso il naso è sufficiente per toccare l’infinito. In questa pratica, il respiro diventa un atto di unione con l’universo, un viaggio interiore verso la pace e la spiritualità autentica.
«Durante zazen, invece di seguire i vostri pensieri […] siate attenti alla vostra respirazione. Osservate come respirate. Buddha raccomandava di essere attenti al modo in cui si respira, di essere cioè coscienti se la respirazione è lunga o corta, profonda o superficiale.
Quando si è attenti alla propria respirazione lo spirito diventa completamente presente alla realtà così com’è, la realtà di questo istante, non alla realtà quale la si pensa, la si immagina, ma quale viene vissuta di istante in istante. Poi aggiungeva: “Osservate che sono solamente un corpo e uno spirito che respirano, senza ego.”
Quando si osserva in questo modo non si tratta più di respirazione lunga o corta, profonda o superficiale, si respira con tutto il corpo, con l’universo intero, senza separazioni. Senza pensare a sé, senza misurare nulla, senza fare paragoni.
Il Maestro Deshimaru si è impegnato molto a insegnare come si dovrebbe respirare: concentrandosi su lunghe espirazioni, spingendo sugli intestini verso il basso, si giunge sino al fondo dell’espirazione lasciando che l’inspirazione avvenga naturalmente. E’ un modo di sperimentare più rapidamente il ritorno a una respirazione naturale, non ostruita dalle nostre fabbricazioni mentali.
Possiamo esercitarci per un attimo, ma avviene come per la postura, se si usa troppo la volontà nella respirazione, questa volontà diventa un ostacolo che finisce con il disturbare zazen.
In fondo la cosa migliore è seguire la raccomandazione di Dôgen, che non potrebbe essere più semplice: “Durante zazen, respirate dolcemente attraverso il naso. E’ tutto.”»
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