Meditare sulla ciclicità dell’esistenza terrena è quanto mai utile. Non c’è, inoltre, meditazione che si rispetti che non tenga conto – anche se in guisa del tutto volitiva, sottintesa o velata – dell’impermanenza. Il tempo trascorre implacabile e le vicende terrene – che si susseguono con ritmo impietoso – sono scandite da memorabili date. Tra queste l’equinozio di primavera è una delle più rimarchevoli, in un certo senso è finanche benaugurante, ossia foriera di una vera e propria rinascita. Si, ma cos’è che dovrebbe rifiorire, cos’è che dovrebbe risvegliarsi? È soprattutto la nostra consapevolezza che dal particolare abbraccia l’universale. Cos’è dunque che cadenza la vita? Come può la mente orientarsi tra i molteplici e ricorrenti eventi che caratterizzano l’incessante ciclicità del proprio divenire? Siffatti quesiti sembrano piuttosto interessanti, ma riportiamo in primis qualche profittevole cenno storico sull’equinozio di primavera. …
«L’equinozio di Primavera è chiamato anche Festa degli Alberi, Anna Perenna (antichissima divinità romana femminile festeggiata nel bosco sacro a lei dedicato alle idi di marzo) o Lady Day, che significa giorno della Dea Luna.
I Piccoli Misteri Eleusini venivano celebrati in questo mese posto sotto il dominio di Marte simbolo delle forze maschili fecondatrici. È la festa degli opposti, della dualità delle forze maschili e femminili rappresentate dal giorno e dalla notte che hanno la stessa durata e dell’equilibrio cosmico che con slancio ciclicamente rinnovatore ci garantiscono vita, efficienza e ulteriore abbondanza. Si magnifica la fertilità, la crescita e la vita sia degli uomini che della natura.
Ovidio ci parla di questa festa come una delle più gaie di tutto l’anno, interamente dedicata all’amore, ai giochi tra amanti e fidanzati, ai corteggiamenti e alla libagione, con conseguente rallentamento delle inibizioni. Si svolgeva nel bosco sacro, che distava un miglio dalla città. Chi vi partecipava, poteva incontrare l’amore, rinsaldare fortemente quello che già aveva ed inoltre poteva ricevere dalla dea speciali doni, come la capacità di profetizzare.
Successivamente venne istituita la solennità delle Quattro Tempora di Primavera, rito che durava per tutto il mese di marzo, durante il quale si benedicevano primizie e pani ornati di lauro, si compivano sacrifici espiatori, erano prescritti digiuni e processioni. Solo al giovedì cessava l’obbligo della preghiera e si sospendevano i rituali.
Nell’antica Roma durante il periodo equinoziale di primavera – che cadeva fra il 15 e il 27 marzo – si celebravano le feste di Attis, dio della vegetazione, bellissimo giovane trasformato in pino: i riti singolari rievocavano la sua morte e la sua resurrezione, evidentemente simbolo della morte e della rinascita della natura.
All’equinozio le Vestali con specchi ustori traevano dal sole le scintille con cui rinnovavano il fuoco sacro, immagine della vita del mondo, che conservavano tutto l’anno nel tempio di Vesta. Veniva rinnovata anche l’acqua lustrale che si poneva all’ingresso dei templi, immagine, come il fuoco, di purificazione.»
Epilogo
Il nostro suggerimento: comincia a meditare sulla natura, così darai il colpo di grazia all’effimero, a tutto ciò che – nell’immaginario collettivo – si ritiene perpetuo, senza principio né fine, inestinguibile, a tutto quel che si erge a caposaldo irrinunciabile a discapito, finanche, dell’effervescenza della vita medesima. In realtà non vi è vero connubio se non con e tramite l’amore che riusciamo a effondere, a trasmettere, a donare …