Che significa “nosce te ipsum” (lat. «conosci te stesso») per tutto ciò che concerne la meditazione? Qui non stiamo discutendo in ambito filosofico, non speculiamo, ossia non indaghiamo sui termini. Non intendiamo comprendere, se non interpretare, le dinamiche della mente. Il nostro scopo – forse un po’ utopico – è puntualizzare in merito a determinati risvolti della trascendenza… in modo da spiccare un salto quantico verso il mondo sovrasensibile… che tuttavia è qui, affatto disgiunto dalla semplice realtà quotidiana. Jiddu Krishnamurti illustra in guisa encomiabile il vero senso di “conoscere se stessi”…
«Fate quello che volete, ma se non conoscete voi stessi, la meditazione non è possibile. Quando parlo di “conoscere voi stessi”, intendo dire che dovete conoscere ogni vostro pensiero, ogni sfumatura del vostro umore, ogni parola, ogni sentimento che fanno parte dell’attività della vostra mente. Per autoconoscenza non intendo la conoscenza del sé supremo, del grande sé; non esiste una cosa simile. Il sé superiore, l’atman fa sempre parte del campo del pensiero. Il pensiero è il prodotto del vostro condizionamento, è la reazione della memoria ancestrale o recente. Cercare di meditare senza aver prima irrevocabilmente posto alle fondamenta quella virtù che proviene dalla conoscenza di noi stessi, è del tutto ingannevole e assolutamente inutile. Vi prego, è molto importante che le persone serie capiscano questo punto, altrimenti la vostra meditazione sarà sempre separata dalla vita quotidiana; e la separazione sarà talmente ampia che, anche se continuerete a meditare per tutta la vita assumendo le posizioni più strane, non vedrete più in la del vostro naso. Qualunque cosa facciate, qualunque posizione assumiate, non avranno alcun significato. …È importante capire che cosa vuol dire conoscere voi stessi: significa essere semplicemente consapevoli del “me”, che è il prodotto di un cumulo di ricordi; rendersi conto del “me” senza scegliere, senza interpretare. Si tratta di osservare in tutta semplicità come si muove la mente. Ma non vi sarà possibile osservare in questo modo se la vostra osservazione non sarà pura, priva di qualsiasi accumulo, e vi preoccuperete di quello che fate o non fate, o di quello che dovete raggiungere. In questo caso mettereste fine alla vitalità di quel processo costituito dal movimento della mente. Io devo osservare il fatto, devo osservare un fatto esattamente com’è. Quando lo osservo attraverso un’idea o un’opinione e penso a quello che devo o non devo fare, che è una reazione proveniente dalla memoria, ostacolo il movimento di quello che è e lo blocco. In questo modo non è possibile imparare.»
[ Da: Jiddu Krishnamurti – Il libro della vita. Meditazioni quotidiane ]
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– Krishnamurti (macrolibrarsi)
– it.wikipedia.org – Jiddu Krishnamurti
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