La compassione non può essere oggetto di pratica, come nel caso del volontariato sociale. Senza conoscere se stessi, la propria interiorità, si trasforma in raggiro. Diventa finzione ipocrita. Un conto è prefigurarsi, contemplare o concepire reciprocità e interdipendenza, ben altro realizzarle.
Coloro che si limitano ad esperire superficialmente diventano operatori di pace, sicuramente brave persone che si adoperano sulla base di nobili sentimenti. Ma quelli che riescono a sollevare il fantomatico velo che offusca lo splendore e la meraviglia di questo straordinario spettacolo di vita, alla cui partecipazione non è richiesto alcun prezzo, nessun sacrificio, diventano essi stessi compassione. C’è differenza. Non appena si prova la vera compassione ci si astiene da ogni propaganda e si agisce.
I livelli d’intendimento sembrano molteplici. Ma la messa in scena rimane sempre la stessa. Chi predica ed opera senza esser pienamente consapevole di cosa sia concretamente l’inesprimibile vero bene genera un’incredibile serie d’equivoci. Se in superficie non trova di meglio che reprimere inopinatamente e distruggere, quindi, persino quel po’ di amore che la società ci consentirebbe d’esternare, al livello più intimo scatena, di conseguenza, svariate quanto imprevedibili identità fittizie e di comodo, così intrise d’insulsa e avida brama, da sconcertare, annichilire e avvilire finanche i cuori più umili.
La falsa compassione esiste. Eccome! E ne prendiamo le distanze di continuo. Essa si arroga il diritto di conoscere ciò che è bene decidendo, apriori, secondo schemi predefiniti, cosa sia giusto, stolto, morale o scorretto. Condannando, conseguentemente tutto quanto non ritiene conforme ai propri valori, che in realtà sono solo vantaggi, tornaconti, guadagni, convenienze.
Tuttavia potrebbe essere un errore pensare l’opposto. Cioè che sino a quando non ci sia stato un conseguimento spirituale, non si sia in grado d’esser pienamente compassionevoli. L’indifferenza dipende soprattutto dall’inconsapevolezza. La medesima che spinge a voler affermare comunque i propri esclusivi interessi contrassegnando tutto ciò che non si adegua – o conforma ai peculiari intendimenti – come malvagio. La vera cattiveria sta, invece, sul versante di chi condanna esclusivamente in base a pericolose quanto perverse e insensate preclusioni, superstizioni, fanatismi.
Vera compassione è, soprattutto, assenza di pregiudizi! Bisognerebbe sostituire il volontariato della spiritualità con la spiritualità del volontariato che è comprensione, tolleranza, pluralismo.
Articolo del 14-03-07. Grazie per la cortese attenzione.