Ancora una breve riflessione – il secondo articolo pubblicato in meditare.it – che risale al mese di febbraio 2001.
Il progresso scientifico e la vera religione non sono mai in antitesi, ma procedono sempre di pari passo, anche se in direzioni apparentemente opposte. In che senso?
Il dominio della scienza è il mondo fisico che con i suoi, forse innumerevoli, ridondanti livelli quantici di manifestazione dell’energia, ossia la sua ricchezza di espressioni esteriori più o meno percettibili, rappresenta la totalità della vita senza la coscienza. Esso, il mondo fisico, viene distinto idealmente da quello psicologico individuale, cioè la sfera della propria soggettività.
Per taluni sembrerebbe ovvio identificare il campo d’azione della religione con quello psicologico. Ma ciò è altrettanto parziale che la mera distinzione tra spirito e materia. Perché in realtà il dominio della vera religione è la soggettività autocosciente.
Ma, come si pone, in linea di massima, la meditazione rispetto alla religione ed alla scienza?
Per quel che concerne la religione, ne rappresenta uno dei metodi per esplorare il dominio della soggettività autocosciente e conseguirne i benefici. Un altro modo, tanto per intenderci, potrebbe essere la preghiera con il supporto imprescindibile della emotività devozionale.
Per quel che riguarda la scienza essa non si pone più come un fattore alieno e irrazionale perché travalica il dualismo tra evidenza e mistero, logica e fede, in una sintesi atemporale e immediata. La meditazione coniuga, cioè, le esigenze a prima vista alternative tra scienza e religione. Tuttavia lo realizza in un contesto apparentemente al di là della coerenza dialettica convenzionale.
Noi crediamo che l’ambito della meditazione non sia esclusivamente introspettivo. Lo stato meditativo, oltre che una singolare conquista di benessere psicofisico, consente di eseguire con maggiore efficienza qualunque mansione: dalla preghiera alla ricerca, ovvero alla massima competizione sportiva.
Grazie per la cortese attenzione.