Come tutti gli abitanti del suo antico e nobile paese extra-umano, la rana, quando ne aveva voglia, saliva sul più improvvisato dei podi e declamava i suoi più schietti e sinceri pensieri. Da noi, tra gli umani, non sarebbe possibile. Perlomeno non ai livelli consentiti tra le rane. Tra l’altro, il fatto che ci fosse o meno un gran pubblico non faceva molta differenza. Lo splendido anfibio si accontentava. Era umile? Nient’affatto! Per lei contava solo parlare. Se qualcheduno l’ascoltava, bene; altrimenti, meglio. Non si sarebbe fatta nemici. Tuttavia, il punto più rimarchevole era questo: la rana non credeva davvero a tutto ciò che diceva perché considerava le molteplici elaborazioni o elucubrazioni mentali un fatto del tutto provvisorio. Era saggia? Più che altro aveva vissuto. Ebbene, diamole voce:
“Il soliloquio, ossia parlo, rispondo e me la racconto da sola. Pur di non affrontare la realtà, pur di non osservare “ciò che è” la vita, sia nell’insieme che, di volta in volta, nei suoi molteplici risvolti, ci costruisco su teorie su teorie. Ci imbastisco innumerevoli ipotesi, materialistiche, extra-fisiche, pseudo-spirituali. Poi m’invento una manciata di Profeti e gli attribuisco doti super-umane. Infine, come se non bastasse il marasma già creato, mi metto ad adorare pseudo-deita’ semi-inventate, perlopiù archetipi, nonché qualche immancabile quartetto di Politici. Nel frattempo schiere e schiatte di persone, i cosiddetti più sfortunati, soffrono l’indicibile per la mancanza cronica di lavoro e la società si trasforma in un lazzaretto. Le teorie, le motivazioni al riguardo di codesto infingardo atteggiamento, fioccano come trastulli al punto da pensare che prima o poi la pariglia, la resa dei conti tra chi gode di astuti e perversi privilegi e chi annaspa tra il nulla sarà inevitabile. Il concetto è questo: chiunque appartenga a una determinata società ha diritto a un lavoro, ossia al minimo per poter sopravvivere. In caso contrario non potrà evitare, suo malgrado, di sentirsene avulso, estraneo. Misteri del mondo superconnesso. Focalizziamo meglio: il lavoro, la dignità, la sopravvivenza, non concernono esclusivamente la sfera del sociale. Chi li ignora o li nega non è semplicemente malvagio. Cagionar sofferenza è impersonare il male, attualizzarlo è come divenirne tutt’uno. Che la consapevolezza illumini ciascun dormiente e travolga le anime perse che, pur essendone edotte, rifiutano per mero egoismo di partecipare al Sacro Risveglio.”
La serata volgeva lietamente al termine e gli astanti erano divenuti, nonostante l’argomento, via via sempre più numerosi. Si fece buio, quasi silenzio. E mentre le due lune locali riprendevano a osservarsi sottecchi, il popolo delle rane si diradò sollevato.