Un rapido affresco esistenziale. Dapprima la premura per chi soffre di precarietà fisica, emotiva, economica. Quindi la preoccupazione, che ben presto si trasforma in ansia, per i risvolti pratici di una vita perennemente in bilico. Dopodiché un accenno di soluzione che tuttavia è troppo scontata. Infine uno spunto di verità: se vuoi uscirne fuori concentrati sul tuo spirito, metti da parte ogni tipo di sentimentalismo e agisci.
Senza paura
Oh, se non avessi più paura, se non temessi nulla,
come sarebbe la mia, la tua, le nostre vite?
Il perno, l’asse, su cui poi ruota il mondo
somiglierebbe al nucleo che genera l’amore
che come un mezzo stormo di sollecite colombe
t’ispirerebbe quella luce di certezze
che lo spirito ch’è gioia – contemplalo in silenzio – dona.
Oddio, se non tremassi più per un nonnulla, nessun sussulto,
come sarebbe il cosmo?
Qual è la santa cura che possa moderare il parapiglia?
L’attenzione per tutto ciò ch’esiste,
per quel viottolo tra le vecchie case
sotto le mura del maniero antico,
all’armi per soccorrere il mio ego,
mille e una vita tra boschi, fiumi e poggi,
mezzi statisti, politici bislacchi,
quanti furfanti, ma quanta brava gente,
se con passione poi li cogliessi dunque
– con il cipiglio di chi concentra tutto
in un istante senza mèta né tempo –
un angelo risorto che non ti chiede nulla,
quel nulla-tutto che ti riversa sempre
mille e un profumo
senza stancarsi mai.