Quando i pensieri si affollano senza un apparente perché, quando dubbi e percezioni ambigue sembrano prendere il sopravvento, può affiorare un senso di separazione e isolamento che confonde e destabilizza. Eppure, è proprio in questi momenti che la meditazione si rivela una via discreta e silenziosa per tornare a sé. Non si tratta di rifugiarsi altrove, ma di accorgersi del brusio interiore senza aderirvi. Osservare, senza afferrare. Accogliere, senza identificarsi. Anche il mese di giugno, con la sua luce intensa e i suoi paradossi, si presta bene a questa pratica: non solo tempo di fioriture, ma anche stagione di chiaroscuri, tra illusioni che svaniscono e intuizioni che ri-emergono. Meditare, allora, può voler dire restare immobili nel cuore della contraddizione, senza cedere né alla tentazione del sarcasmo né alla fuga del disincanto. È un esercizio che si rinnova, giorno dopo giorno, come il passo leggero di chi cammina senza fretta in un campo attraversato dal vento.
Realismo o sarcasmo? Sensazioni che a volte sembrano quasi imprescindibili, ti fanno dubitare. Di che? Di nulla, dubitare e basta. Sensazioni che se gli presti troppa attenzione o gli attribuisci eccessiva importanza ti disarcionano. Emozioni, come pensieri che in realtà non ti appartengono e che ti soverchiano solo nella misura in cui ritieni siano davvero tue. Ma se ne osservi le contraddizioni implicite, se ne diventi consapevole, puoi sperare di liberartene.
Meditare in Giugno
Meditare in giugno
nei campi, tra ginestre o papaveri,
le ingiustizie e il senno di poi.
Meditare mentre piovono lucciole
che come pensieri si accendono
o si spengono
per rallegrare la buia notte dell’anima
di chi si appiglia dovunque
pur di non ammettere
che stiamo assistendo
alla fine di un’epoca
nonché alla rinascita
di una splendida età
di gioia e benessere,
qui e ora, ma tra le nuvole,
a giugno.
Conclusione
C’è una saggezza profonda nel rimanere, anche quando tutto invita alla fuga. La meditazione non cerca risposte, ma rivela gradualmente le trame nascoste del nostro sentire. Notare i propri stati d’animo senza giudicarli è già un atto di libertà. Ogni dubbio, ogni incertezza, può trasformarsi in una soglia: non un ostacolo, ma un invito a rallentare, respirare e ascoltare. Così anche un giorno qualsiasi di giugno, tra i sussurri del vento e le luci cangianti del cielo, può diventare un’occasione silenziosa per ritrovarsi.