Per meditare, oramai lo sappiamo, è sufficiente, pressappoco, fermarsi nel presente. Qui e ora trovi la luce, la gioia, il coraggio, come il loro esatto contrario. Tant’è che per descrivere la meditazione non si possono adoperare qualità o circostanze positive, ma eventi neutri. Tanto per intenderci meglio, la meditazione non è semplicemente “bene”, ma “bene-male”, quindi al di là di entrambi, al di là del bene e del male. La meditazione è percezione senza – o per lo meno prima – che intervenga l’immediata rielaborazione del pensiero. Ecco alcune riflessioni – in versi – del mio maestro di meditazione, un monaco zen che ricordo ancora con tanto tanto affetto.
Al di là del bene e del male
Oddio, Signore, Buddha,
mi sa che gli anni
non scherzano più.
Sì sono affastellati,
e così tanti,
da non conceder
tregua di sorta.
E non è che ci voglia
poi così tanta di quella fantasia.
Le gambe tremano,
la voce sembra incerta,
ti andrebbe di reagire,
ma sai ch’è meglio andare
con sempre più cautela
fintantoché la luce
non ti sorprenderà
per trarti un po’ d’impaccio,
per sollevarti su.
La luce e meditare
sull’infinito incedere
di chi già fermo e immobile
riparte, ma rimane.