Vi sono poesie che scelgo di pubblicare perché mi sembrano adatte allo sviluppo dei nostri temi di meditazione. Quindi le valuto utili, profittevoli, foriere di ulteriori approfondimenti. Poesie che facilitano, favoriscono e proteggono l’insight. Poesie, non mi vergogno a dirlo, culturalmente superflue. Ma che in ottica meditativa svolgono un ruolo catartico. Infine poesie da cui mi sento ammaliato, scritte per gioco, estrapolate da appunti, desunte dalle circostanze, o che confessano, come la seguente, qualche fugace briciolo di verità.
Gioco
Scrivo poesie che non valgono nulla.
La mia presunta spiritualità?
Men che meno d’un soffio d’aria calda.
Queste mani non aiutano affatto!
Le mie accorate preghiere?
Forse giovano più a me stesso che agli altri.
Ebbene, in questo strano gioco
si può solo osservare.
Le poesie vengon lette,
le foglie sussurrano,
le mani risanano
e le preghiere ottengono ascolto.