Le chiose, così come le intendo, sono chiarimenti, interpretazioni. Anche la poesia che segue cela o racchiude – in questo caso abbastanza esplicitamente – un singolare suggerimento meditativo. Un’indicazione che non ha bisogno di essere commentata. Ma allora, in che consisterebbe la chiosa? E’ un appunto quasi evanescente. Leggi i versi, li rileggi, fors’anche li reciti, ma l’annotazione in questione sfugge. Sicché ti accanisci a cercarla. Fin quando non ti avvedi che sei tu stesso a porla in essere, a infondergli vitalità, come un frattale che con abile sortilegio olografico ripropone la medesima realtà che lo circonda.
Chiose
Per raggiungere
il pensiero prima d’ogni pensiero,
il respiro prima d’ogni respiro
e rinvenire l’irrintracciabile;
ciò che esiste solo perché lo cerchi.
Altrimenti lo troveresti
qui, nel medesimo luogo
e ora, nel medesimo istante
in cui lo concepisci.
Sibillino? E’ solo un tentativo
estemporaneo quanto creativo
per ricondurti a te stesso
e riscoprirne la dignità implicita.