Perché la meditazione, oltre che foriera d’innumerevoli quanto preziosi benefici individuali è anche “socialmente utile”, fino al punto da poterla ritenere, per certi aspetti, persino rivoluzionaria? In fin dei conti si tratta di un approccio spirituale o esistenziale già noto o praticato da millenni. Cos’è che la contraddistingue, che la rende più vantaggiosa rispetto ad altre discipline? La sua matrice non è necessariamente buddhista. In molti casi è stata denominata con altri termini, ossia parole intraducibili, ma che – in linea di massima – hanno in comune l’osservazione della mente che conduce, invariabilmente, alla consapevolezza dell’essere.
E proprio qui sta il punto, la sua leva fondamentalmente rivoluzionaria rispetto alle prassi più comuni suggerite dalle varie dottrine religiose populiste: il nodo è la consapevolezza. Perché quanto più riuscirai ad esser consapevole della tua natura più intima, della tua coscienza cristallina, ripulita cioè dalle sovrastrutture culturali-ideologiche di secoli e secoli di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di abietta e miserabile barbarie manipolativa, tanto più ti renderai conto delle insidie, delle trappole, dell’odio implicito di coloro che ti prospettano realtà a senso unico, scenari senza via di sbocco se non ciò ch’essi medesimi ti suggeriscono come soluzione esclusiva. Canovacci (trame drammatiche e senza dialogo) che, seppur sotto mentite spoglie, non sono altro che i soliti insulsi, spregevoli, diabolici fascismi mascherati o abbelliti da provvidenziali quanto ripetitivi intenti salvifici.