Per iniziare a meditare ci vuole curiosità, ma per continuare servono coraggio e costanza … perché – che tu lo voglia o meno – la meditazione ti apporterà, in breve tempo, ad abbandonare le vecchie abitudini, ogni sorta di condizionamenti; quindi rinuncerai agli attaccamenti, ai consueti schemi mentali per inoltrarti in un territorio sconosciuto o, per dirla con più enfasi, nell’ignoto.
La tua identità risulterà quanto mai stravolta, il tuo metro di giudizio interamente rigenerato. E non importa se qualcuno ti dice o ti dimostra che i cambiamenti avverranno in guisa del tutto spontanea. No, l’avversione all’inedito ti abbarbica a ciò che presumi essere te stesso, riluttante al nuovo, a volte persino spaventato riguardo tutto quel che supponi potrebbe rivelarsi la tua ulteriore, per certi versi singolare, se non rivoluzionaria personalità.
Alcuni maestri spirituali del passato ritenevano che per superare questo scoglio sarebbe stato preferibile procedere nell’avventura interiore in un ambiente capace di sostenerti. Vedi, ad esempio, le più svariate comunità spirituali, da quelle cristiane alle più recenti di stampo new-age. Tuttavia furono pure in molti a suggerire che, in realtà, sarebbe sufficiente acclimatarsi gradualmente, con tatto sì, ma con costanza alla propria interiorità per sfuggire alla tela di ragno effimera che Maya – l’illusione – tesse per trattenerti, per confinarti. Dove? Nel circolo vizioso che la ruota di un finto destino ordisce per intrappolarti a oltranza. A quale scopo? Per reprimerti nell’apparente comodo reame della beata, lì per lì relativamente appagante, ma per nulla innocente inconsapevolezza. Non v’è dunque alcun bisogno di salti nel buio, ma di coraggio e costanza.