Un esempio di meditazione. Contempla un determinato soggetto con cui ti senti in sintonia, in risonanza, che ti alletti o richiami – in modo del tutto spontaneo – la tua attenzione; direi di più, che ti attragga. Osservalo, quindi, con molta cura, fin nei minimi dettagli, “sentilo”. Dopodiché chiudi gli occhi e immaginalo soltanto; senza pensarci su, fino a quando non scompaia. Ebbene, proprio in quell’assenza di contenuti, d’idee, di pensieri, ecco la percezione di “ciò che è” davvero Uno. Un rapido excursus nel meta-mondo del palinsesto psichico. La ricerca di ciò che c’è già, ma non lo trovi perché ricoperto da strati e strati di pseudo acculturazione superflua.
Cos’è questo, un gioco o un esercizio di meditazione descritto in versi? L’uno e l’altro. La cadenza che segue ti aiuta a concentrarti meglio. Le pause consentono di soffermarsi un attimo in più a cogliere ciò che sta dietro le quinte, a recepire quanto sta dietro le parole e che altrimenti andrebbe perso per sempre.
Osserva dunque – ad esempio – la luna.
Tu non sai cos’è. Osserva e basta.
Poi chiudi gli occhi e immaginala soltanto; senza pensarci su, fino a quando non scompaia.
Ora accetta quell’assenza, attieniti al silenzio che ne discende. Ed ecco l’Uno.
Infine considera te stesso per ciò che sei in questo stesso momento, ma non pensare di cambiar nulla.
Dentro e fuori? Non esistono.
Il tuo sé? Mille bolle blu.
Cos’è che s’impone in primo piano, il respiro, un sentimento?
Vada come vada osserva l’aria tersa (è una metafora), quindi le pause, poi il nulla-tutto e una gran calma t’inonderà dappresso, una luce ch’emana fiducia, ordine, tranquillità …
(Questo esercizio di meditazione è desunto dal Vigyana Bhairava Tantra)