Chi sono io? L’essenza della ricerca, l’incontrovertibile nucleo d’una passione, un’anima inetta che scruta inconsapevole tra i meandri del proprio passato, poi si proietta verso un ipotetico futuro, ma manca sempre l’unico luogo e momento in cui esiste, il presente? Ed ecco la prima deduzione. Io esisto solo nel presente. Il resto è semplice, banale immaginazione.
Chi sono io? Questo respiro che fluisce impertinente; l’elan che vitalizza, incurante, la spoglia; o il risultato di un’incredibile vicenda chimica? Preferirei ignorarlo!
Chi sono io? Il silenzio che mi sovviene quando il disgusto di non sapere travolge tutto, o il vuoto-pieno che accetta l’integro, ma senza mai corrisponderlo?
Così, distante e immobile, sulla veranda fredda, tra l’apice del tetto, riparo ai gatti, in primavera (sebbene svegli sembra sempre che dormano); e il cielo a chiazze che frizza, tacito; non v’è risposta. Cos’è che cerchi, una flebile voce che ti rammenti l’imago (ricordo idealizzato), ti confessi l’inganno? Nessuna sorte!
Mi chiedo chi sono, ma non trovo nulla che mi soddisfi, che mi dia la certezza. O, per lo meno, la sensazione d’essermi avvicinato più d’una spanna … alla mia verità. D’averne compreso l’antitesi. Di potermi servire di queste medesime ponderazioni per trarmi, in qualche modo, d’impaccio. Nulla che poi risolva, indichi o supponga.
Giro e rigiro tra le plaghe del sempre-verde. Sennonché mi ritrovo ogni volta allo start (fotogramma d’inizio). Il mio loto non è ancora fiorito. Trascorrono le ore come i giorni, i mesi … Il tempo sfugge, ma imperterrito, nonostante l’inconcludenza – è apparente – proseguo incrollabile a chiedermi, due volte al giorno, mattino e sera: chi sono? Ebbene talvolta realizzo: sono la luce, si sono la luce. Talaltra deduco: eureka, viva il silenzio, ecco lo Yoga (unificazione)!
Ma d’improvviso sollevo lo sguardo, mi rivolgo all’esterno. Le imposte sono aperte. La cornice delimita. Ne miro sorpreso la porzione di cielo. Un riflesso di bianchissima luce solca l’aere, superbo. Ali candide, dispiegate all’unisono, tratteggiano lievi ampie volute d’azzurro. L’attimo è così surreale che per quanto ci pensi non riesco a spiegarlo.
È trascorso del tempo. Ora non mi chiedo più ch’io sia. Non ne sento il bisogno, l’intendo.
Chi sono? Prima del respiro, prima del pensiero, prim’ancora del sogno …
La realizzazione spirituale non è una conoscenza d’acquisire o raggiungere. La felicità non dipende dal suo conseguimento. Il Sé che cerchi di conoscere sei tu.
– un’anima inetta – io non mi sento affatto tale, dopo 60 anni di vita e 30 di lavoro su me stesso, inetto non mi pare l”aggettivo appropriato! 😉
Si, ma leggi bene, per cortesia: alla fine della frase – che è una domanda – c’è un punto interrogativo. Il che esclude proprio ciò che in apparenza si afferma. Grazie!