Oggi sarò breve, ma così breve che forse non vi fu mai sproloquio così conciso. Beh, ora mi sfuggono persino le parole, mi sfugge il senso, mi sfugge il ricordo di tutto ciò che avevo o non avevo intenzione di fare o dire o di non dire, di rimanere in silenzio. Oddìo, ora ho perso finanche la presa, non trattengo un bel nulla, non poggio più, sono sospeso. Ed è tutto un programma, dove però non ci sono regole, tanto meno sorprese, se non quell’unica idea che mi frulla in mente: chi si ferma è perduto.
Come pensate che mi sia venuta? Credete che l’abbia desunta dall’esperienza? “Chi si ferma è perduto” è la prima evidenza dell’esser sani e belli e in pace e, ovviamente, persino vincenti. Ma come la mettiamo con chi, giustamente, suggerisce: “fermati” e ritroverai te stesso? Il problema nasce perché dimentichiamo la frase per intero: fermati, dopodiché ripartirai con gioia, con molta più efficienza.
Quindi non credere che sia sufficiente fermarsi. Ciò che avrebbe bisogno di fermarsi davvero è la mente indisciplinata e riottosa. La mente che insegue i capricci del momento, che non si concede mai pause coscienti, che non si adagia mai nel silenzio, che non contempla alcunché se non le proprie bizzarrie. Al contrario, dopo un breve intervallo meditativo riprendi con più vigore e lotta per realizzare i tuoi migliori sogni, collabora con gli ideali, perché negarli è stata l’ultima geniale perversa trovata di chi ti preferisce tutto sommato in catene.