Uno spunto su cui riflettere? Tutt’intorno non accade nulla di particolarmente significativo. Se trascrivessi il consueto aforisma, un motto di spirito da commentare, mi sentirei banale, ripetitivo. Bene, ma come procedere? Troppa impazienza e futili pensieri. Sentimenti così fugaci da non lasciare traccia e che, sostanzialmente, non m’appartengono. La domanda che in realtà ciascuno dovrebbe porsi per procedere celermente sulla via della meditazione è la seguente: cosa c’è d’originale in tutto ciò che penso?
Cos’é questo, il riciclo, la riproposizione di considerazioni sviluppate più volte? Un commento avulso dal contesto per un prologo che non introduce nulla. Il mio fine è, come sempre, quello di favorire la meditazione. Ma come aiutarti se, quando ti rilassi e, comunque, mentre sei ancora perfettamente all’erta, non provi a rimanere in silenzio? Non ti sto invitando a esplorare la quiete intrinseca, bensì predisporti a ricevere la voce senza suoni che trasmette il più inverosimile dei messaggi. Taci, non fare nulla e verrò. Il mio nome? Te stesso.
Cestinare i pensieri
Una mente obbligata, con la propria interiorità più intima, con l’essenza? E’ impossibile. La sfera della coscienza individuale è sia centro che periferia. Se opti per l’uno a discapito dell’altra non realizzi nessuna pratica spirituale. Al contrario ti stai semplicemente inoltrando nel campo minato della coercizione. In realtà l’approccio spirituale per eccellenza è caratterizzato da una mente inclusiva, che comprende. Sia perché abbraccia sempre l’insieme, sia perché non emargina nulla prim’ancora di conoscerlo a fondo.
Mentre il campo di battaglia della vita pretende sempre che ci si schieri, la dimensione della meditazione non prevede nessuna scelta. Che tu abbia propensioni spirituali come la tendenza a tranquillizzare e interiorizzare la mente, o al contrario sei un estroverso che gioisce di tutto quanto la vita può offrirti, devi comunque esprimerti secondo la tua indole.
Qualche esempio meditativo. Ti piace danzare? Perditi nella danza. Ami correre o più semplicemente passeggiare? Diventa la corsa o colui che cammina e i tuoi piedi rimbalzeranno sul piano di calpestio con un’elasticità che non avresti nemmeno immaginato. Eppure non sei divenuto di punto in bianco un atleta. Sei sempre tu, con il corredo di acciacchi che le varie stagioni della vita comportano, ma con la levità di spirito di colui/lei che è senza tempo.
Ami dipingere? Diventa la pittura, il quadro, il pennello e le tue giornate saranno come d’incanto una vera e propria opera d’arte. Ti piace scrivere, comporre poesie, recitare, praticare il giardinaggio, cimentarti nelle più disparate attività? Immergiti senza escludere nulla. Poi siedi dinanzi un albero, un fiore, osservalo con umiltà, come se fosse la prima volta che lo vedi, e diventa quell’albero, la linfa che lo vitalizza, quel fiore, i suoi colori, gli infiniti scenari che via via potrebbero presentarsi, o succedersi. Diventa il cosmo. Abbraccia e includi ogni cosa.
Meditazione
L’obbiettivo non è sopprimere i pensieri, ma superare la propria tendenza all’attaccamento. Evitiamo di aggrapparci, d’identificarci, creando lo spazio sufficiente per poterci rilassare. Ciò a cui dovresti prestare particolarmente attenzione è la pausa che intercorre spontanea tra due pensieri. La successione delle formazioni mentali è come un interminabile convoglio che viaggia verso una meta indistinta che dapprincipio nemmeno conosci. Prima che un pensiero sopraggiunga, o subito dopo che sia transitato, – ovvero non appena si sia defilato e ancor prima che si alterni con un altro – c’è un istante in cui sembra che la carovana si fermi da sé. In quell’istante intravedi il cielo azzurro interiore privo degli abituali ingombri, i caotici, volubili e indisciplinati nembi-pensiero. Quel cielo, in cui la chiara luce della mente primeva suscita o alimenta, se non coincide con la consapevolezza che rischiara la coscienza è l’alba, l’aurora del tuo incipiente risveglio. Quando quella pausa si dilaterà viepiù sino a comprendere la totalità del tuo orizzonte percettivo intuirai, senza ombra di dubbio, cosa sia o non sia davvero la meditazione.
Approccio spirituale
Per quanto riguarda l’aspetto più spirituale della meditazione, non considerarla una pratica. In particolare, non dev’essere uno sforzo. La meditazione serve a rilassarsi. Se non succede significa che l’hai affrontata con troppa serietà, come un impegno e non per ciò che è, un breve frangente di riposo. L’ipotetico centro interiore – è una metafora – che consente più serenità e fiducia non va cercato. Si tratta di una specie d’incontro. Quindi, se lo ritieni utile siedi, rimani un po’ con tutto ciò che accade, rilassati, sorridi. Accettare, non accettare, sono solo parole di gente che corre all’indietro cercando di afferrare la propria ombra. Considera questi pochi attimi come un appuntamento con un ospite – la tranquillità di spirito – che ancora non sai se si presenterà. Semina – dapprincipio è sufficiente una manciata d’attimi – qualche minuto di silenzio. Pioverà? …
Epilogo
Finalmente un articolo in cui non ci può essere epilogo. La vicenda che concerne il tuo incontro con l’origine da cui scaturiscono i pensieri che poi chiami mente non ha un inizio, né tanto meno una fine. Potremmo specularci su ad oltranza. E in effetti sono proprio in molti che, anno dopo anno, vita dopo vita, si adoperano indefessi nell’illusione di raggiungere una meta che – se solo riuscissero a tranquillizzarsi davvero – potrebbero realizzare in breve. Quando la mente è immobile ne intravedi la purezza più superba che è meditazione.