Non so se avete mai notato che quando prestate un’attenzione totale c’è un completo silenzio. E in quell’attenzione non ci sono confini, non c’è un centro, un “io” consapevole o attento. Quell’attenzione, quel silenzio, sono uno stato di meditazione. (Jiddu Krishnamurti)
Utilità della meditazione
Avvicinarsi alla meditazione corrisponde a riavvicinarsi a se stessi. E’ un raccoglimento molto utile per ritemprarsi, ma che di per sé non può risolvere subito le proprie eventuali negatività.
L’utilità della meditazione? Se il ritmo della vita fosse più naturale e disteso non ne parleremmo affatto. Quindi si può dire che l’utilità della meditazione consiste nell’aiutarci, ovvero nel predisporci a diventare più ricettivi, aperti, evitando quelle contrapposizioni che creano, di fatto, l’avverso, l’ostile. La vita, la natura ci è amica, ovviamente in senso spirituale.
La meditazione non fa, non apporta nulla che già non ci sia. Non è che ti apre altri canali percettivi, assolutamente no. Semplicemente ti aiuta a rilassarti senza contrapporti, apriori, ad alcunché. Le negatività, la sensazione spirituale d’ostilità, sono causate dal proprio irrigidimento. Ma quando ti rilassi, foss’anche per pochi minuti al giorno, alcune cose dovrebbero cominciare a cambiare.
Io considero la meditazione come una forma di preghiera, o viceversa. A volte prego, a volte medito … Personalmente pratico la Vipassana. Tuttavia non consiglio nessuna meditazione in particolare perché la meditazione è la vita … e se solo riuscissimo ad essere più amorevoli, compassionevoli … Lascia perdere riti o sciocchezze simili. Un buon profumo d’incenso, una musica possono aiutare, ma solo come suggestioni temporanee. Fidati del tuo spirito critico, rimani razionale!
Indicazioni episodiche
Qualche altro cenno sulla meditazione? Mi ha reso senz’altro più paziente. Dopo qualche sforzo riesco a recuperare meglio. Ma ho conosciuto pure persone che hanno dovuto abbandonarla. Mi sto rendendo conto piano piano che non esiste una regola precisa cui attenersi. Bisogna valutare caso per caso. Certi individui devono procedere più lentamente. Altri non sopportano le nuove energie psicofisiche dovute proprio – è un po’ un’ironia – al relax che riescono a raggiungere nel corso della pratica. Infine vi sono pochi fortunati, i quali si trovano subito bene e avanzano rapidamente.
Si, si, è molto chiaro. Un conto sono le indicazioni episodiche, cioè avulse dall’insegnamento sistematico di una qualche maestro; istruzioni di supporto alla meditazione ed enunciate per evitare eventuali fraintendimenti, ma che poi, in realtà, mi sembra generino confusione o sconcerto persino nei più esperti; un altro conto è una metodica progressiva o, come nello zen, solo preparatoria.
C’è un’osservazione, che se si protrae nel tempo – e che quantunque focalizzata su di un oggetto primario non ne esclude aprioristicamente l’eventuale cornice sensoria – può indicarsi anche come concentrazione.
Al che si possono verificare più possibilità che dipendono dal tipo di training o, scusate l’assurdità, dal non-training cui ci si sottopone. Ma circa queste ulteriori eventualità servirebbe un altro discorso. Tuttavia rimangono comunque da considerare alcuni utilissimi esempi come quelli del nuoto o della bicicletta.
Quando una persona impara ad andare in bicicletta, prova e riprova gli stessi movimenti finché non li esegue senza neppure sforzarsi … Così è la concentrazione, dapprincipio è necessaria la volontà, ma con il tempo la concentrazione diviene meditazione ed accade in maniera spontanea senza, per l’appunto, sforzarsi di eliminare gli eventuali pensieri intrusi che disturbano la propria serenità.
Siccome le variabili cui prestare attenzione, che come nel caso della bicicletta sono oltremodo numerose, diciamo per pignoleria – con un ambiguo ma efficace artificio linguistico – che più di concentrazione, la quale prevede l’attenzione su di un singolo punto, sarebbe preferibile parlare di osservazione circoscritta ad una serie di elementi variabili, e finalizzata ad un unico risultato.
Purtroppo dipende molto dal valore che si attribuisce ai vari termini. Quindi hanno ragione un po’ tutti quei maestri che avvertono di restare sempre all’erta, perché i significati reali dipendono molto dai valori relativi che si attribuiscono a quegli stessi termini.
Epilogo
Concludendo, la meditazione non è ciò che sembra, non è una tecnica e taluni non ne sopportano affatto i risvolti metodici. Infatti in molti dimenticano che i principi, le linee guida per meditare, sono state formulate al fine d’interpretare un’esperienza che di per sé non è nemmeno dimostrabile. Meditare è sinonimo di riflettere su nulla … che non avvenga nel modo più semplice e naturale possibile. A proposito, ovviamente se redigo questi appunti lo faccio solo per aiutarvi a meditare.