Il nucleo della spiritualità è sempre lo stesso, ossia il tentativo di ricondursi all’unità. Ciò che cambia è la cornice ideologica che influenza la prassi ordinaria. Religione – ciò che unisce –, non sono riti, usi e costumi, cioè gli elementi contingenti o relativi ad un determinato periodo storico. Quando l’ego, cioè la mente con tutte le sue credenze aprioristiche, si mette temporaneamente in disparte, inizia a manifestarsi l’essenza inconoscibile, l’oceano della conoscenza indistinta, che è amore …
Chi siamo? Il nome, la forma, gli elementi contingenti che abbiamo raccolto via via durante quest’ultima “visita”? Domande che richiamano il concetto di karma. Siamo colui che agisce o il risvolto concreto delle azioni medesime? Quindi noi siamo consapevolezza che cresce, decresce, ecc. …
Esiste un karma individuale, collettivo, della specie? Si può sempre estrapolare qualunque dato ed attribuirlo al karma, ma se non cominciamo a chiederci “chi siamo”, si tratterà solo di un gioco intellettuale. Il fatto è che noi non argomentiamo “sulla consapevolezza” come si farebbe in senso teologico “su Dio”, ma sul modo per divenire più consapevoli e quindi esaminare gli eventuali problemi o enigmi da un punto di vista più consapevole. Il che non significa risolverli, ma semplicemente rispettare l’intelligenza umana. E’ un’idea che può essere sviluppata, ma sicuramente apprezzabile.
Tuttavia bisogna sempre rammentare che noi stessi siamo quel cambiamento. Altrimenti si crea una scissione tra ciò che pensiamo, diciamo o facciamo. Colui che agisce è sempre lo stesso, la sua maggiore o minore consapevolezza non è un’entità astratta, ma la sua natura. Per essere più preciso, nonostante l’inevitabile sinteticità e approssimazione di questi interventi, le idee, i pensieri, non sono “altro” dalla mente, ma sono la mente stessa. Quando la consapevolezza “aumenta” si può provare la sensazione di stare osservando i pensieri e, quindi, di non essere più la mente. Tanto più che alcuni insegnanti hanno parlato di non-mente. In realtà si tratta solo dell’equidistanza emotiva che si crea con tutto ciò che ci circonda.
A questo punto si può riparlare di Karma senza lasciarsi coinvolgere dalle antiche teorie. Siamo capaci di scoprire cosa sia veramente il karma? Quando compiamo un’azione fino a che punto e per quanto tempo dovremo subirne i risultati? Esiste una memoria dell’individuo, della specie, una memoria genetica. A me sembra sufficiente come teoria del karma. Talvolta ereditiamo involontariamente talune tendenze negative generate in ben altri luoghi e tempi. Ma è solo un caso o esiste una volontà di livello superiore? Quando numerosi computer sono collegati in rete per effettuare determinati calcoli è quasi impossibile – difficile – che ciascuno comprenda il senso della finalità per cui sta concorrendo. Ciò non toglie che il loro insieme sia divenuto come un supercomputer …