Nome: Lupin
Quesito
Carissimi, ho iniziato da poco a praticare Vipassana, ma la posizione da seduto (su un cuscino) mi provoca fastidi alla schiena e alle gambe. Durante tutto il tempo (1 ora) devo ignorare i “dolori” o posso appoggiarmi con la schiena, o sedermi in altro modo? Osho dice di mettersi comodi. Qual è la posizione giusta possibile?
Risposta
La posizione ti disturba? Cambiala subito! Evita, però, di appoggiarti con la schiena. Tuttavia, se proprio non riesci altrimenti … trova un compromesso. Prova con una semplice sedia senza schienale, uno sgabello, senza incrociare le gambe. Questa tecnica non è esattamente Vipassana. Non decidere apriori il tempo da dedicarvi. Osho non dice, ma parla a determinate persone in particolari contesti, non dimenticarlo, non bisogna generalizzare.
From: Mat
Domanda
Ciao, mi chiamo Mattia. Sono interessato alla meditazione perché mi hanno detto che aiuta ad aprire la mente e ti voglio chiedere se è vero. Non ci crederai, ma ho 17 anni e ti sembrerà un po’ strano che un ragazzo della mia età si voglia dedicare a questa disciplina, perché con i tempi che corrono quasi tutti i miei coetanei non fanno scelte autonome e se una cosa la fa uno la fanno tutti. Da un anno a questa parte essendo, un tipo solitario (a causa dei gusti diversi che ho rispetto alla massa) ho riflettuto molto su me stesso e su quello che è giusto fare o non fare, tutto è iniziato con la mia voglia di conoscere e grazie al web sono riuscito a documentarmi in qualsiasi campo, anche se superficialmente, e mi sono fatto delle idee personali, in particolare sulle religioni. Fino a poco tempo fa ero cattolico, ma avendo letto tutto questo mi sono accorto, a proposito della genesi, che il mondo non è stato creato da un Dio. Tra le tante teorie, secondo me, la più realistica è quella del meteorite che conteneva dei batteri. Ti chiedo scusa se ti ho detto tutto questo e in più sei la prima persona con cui lo faccio. Finalmente ti porgo le mie due domande: 1. Quando medito devo pensare a qualcosa o devo solo respirare? 2. Sul web ho letto che i monaci buddisti che praticano meditazione eseguono anche esercizi strani; secondo te devo praticarli anche io per raggiungere la meta? Ti ringrazio molto e chissà, se non ci dovessimo incontrare in questa vita ci incontreremo nella prossima. Un amichevole saluto, Mat.
Risposta
Ciao Mat, grazie per la tua email. Cercherò di essere esauriente. La meditazione non aiuta ad aprire la mente perché la mente è già aperta. Semmai dà una mano ad usare la mente con più rispetto ed ordine, sia verso se stessi che nei confronti degli altri. Non mi sembra affatto strano che tu voglia sperimentare la meditazione. Se la cosa ti attrae perché non provare? Nel tuo caso specifico, tuttavia, ti consiglio vivamente di non iniziare da solo, ma frequentando un corso, preferibilmente di Hata Yoga, con allievi e istruttori qualificati. Altrimenti potresti isolarti ancora di più, mentre un fattore relativamente secondario, ma non per questo meno importante, della meditazione, è la condivisione, il confronto, la socializzazione. D’altra parte rammenta che la meditazione può essere praticata indipendentemente dal proprio credo religioso. Ora risponderò alle tue domande. Considera comunque che è sempre meglio conciliare la meditazione con l’esercizio fisico come accade in certe forme di Yoga e talvolta nelle arti marziali. Quando si medita non bisogna pensare a nulla di specifico, ma seguire semplicemente il flusso spontaneo del respiro. Non serve alcun esercizio “strano”, nella maniera più assoluta. Non credere ciecamente a tutto quel che leggi sul web, verifica sempre confrontando più fonti attendibili. Nella meditazione non esiste nessun obbiettivo metafisico da raggiungere, perché la meta siamo noi. Affermazione sibillina? Forse è solo una licenza poetica. Oppure la vita reale.
* * *
From: Francesco
Domanda
Sto imparando a conoscere il Buddhismo, ma ho le idee confuse riguardo alla statua del Buddha. Mi chiedo la differenza tra quello longilineo con un’espressione meditativa e quello più grasso e sorridente. Potete spiegarmelo? Grazie. Cordiali saluti.
Risposta
Si tratta di espressioni folkloristiche, tradizioni popolari che per noi occidentali hanno importanza relativa. In linea di massima in India, per l’influenza della filosofia samkhya e dello yoga, si rappresenta il Buddha con un fisico atletico e asciutto. Le parvenze esteriori coincidono con la realtà interiore. L’afflato spirituale è di elevazione e ascesi. Invece nell’Asia continentale la raffigurazione del Buddha è stata influenzata dal taoismo. Il centro dell’essere umano è l’ombelico. Durante la meditazione l’attenzione è rivolta sovente ai movimenti che la respirazione imprime all’addome. Il Buddha sorride perché quei popoli sono più estroversi e il loro modo di concepire la spiritualità è un po’ meno metafisico, più pratico. Ma in realtà il Buddha è comunque il simbolo di un essere che durante la propria ricerca ha conosciuto se stesso. Ha riconosciuto la transitorietà, l’impermanenza, la vacuità, ergo la straordinaria ricchezza, importanza e vitalità di ogni manifestazione vivente. Ha ricercato e trovato la gioia nel proprio cuore e l’ha condivisa con tutti coloro che hanno recepito i suoi insegnamenti.