Com’è che si crea l’io? Quanti di voi sono giunti a credere che la sua esistenza preceda finanche l’essenza? La maggior parte lo dà per scontato. Lama Zopa Rinpoche ce lo spiega in modo semplice. La sua non è la chiosa di un preistorico saggio, ma l’intuizione di colui che osserva la vita per ciò che è, senza etichettare o designare alcunché, senza attribuire nulla che non sia digià inerente. La mente è duttile e – pur con le dovute attenzioni – può esser forgiata per concretizzare un ambiente più felice.
«Qualunque cosa percepiamo – corpo, parola o mente di un’altra persona o un oggetto materiale – lo etichettiamo come positivo oppure come negativo. In questo modo, etichettiamo il mondo intero. Per tutto il tempo, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, ogni istante stiamo etichettando, e non solo stiamo anche designando le cose. È così che creiamo l’io, creiamo l’azione, creiamo l’oggetto, creiamo il mondo come positivo o negativo. Quindi, positivo e negativo sono solo designazioni della nostra mente.
Poiché i risultati della felicità o della sofferenza sono risultati che maturano dalle impronte che abbiamo lasciato nella nostra mente e non da quelle di qualcun altro, siamo noi ad avere il controllo della nostra vita. C’è una pratica chiamata lo-jong, o trasformazione del pensiero, in cui utilizziamo i nostri problemi per trasformarli in felicità, rendendoli utili. Qualsiasi problema abbiamo – di relazione, di salute, di soldi – ha a che fare con la mente; è un concetto della mente. Dipende da come lo guardiamo. Possiamo quindi reinterpretarlo, apponendovi un’etichetta positiva invece che negativa. In questo modo saremo in grado di utilizzare quel problema, trasformandolo non solo in una felicità temporanea, ma anche nella felicità ultima. Questo è ciò che dobbiamo imparare a fare.»
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– Lama Zopa Rinpoche (macrolibrarsi)
– Thubten Zopa Rinpoche – Wikipedia
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