A volte è molto utile anticipare i risultati, se non gli effetti, della meditazione. Ebbene, qual è una tra le conseguenze più macroscopiche con cui la meditazione influenzerà il tran tran della propria vita quotidiana? Saremo focalizzati sempre più sul presente, al punto che finanche l’abituale ripetitività, ossia la reiterazione di gesti o atteggiamenti più ricorrenti, si trasformerà in un evento sempre nuovo – inedito, originale –. Il nucleo di questa prassi meditativa, suggerita comunque dal medesimo Buddha, è – perlomeno durante gli approcci iniziali – assorbirsi completamente in ciò che si sta facendo al punto da dimenticarsi di se stessi. Leggiamo ora nei dettagli i suggerimenti del dotto monaco buddhista Walpola Rahula …
“Una forma di « meditazione » (sviluppo mentale) molto importante, pratica e utile, consiste nell’essere attenti e consapevoli di qualsiasi cosa si faccia, fisicamente o verbalmente, durante la routine quotidiana della vostra vita privata, pubblica o professionale. Sia quando camminate, state in piedi, sedete, giacete o dormite, sia quando distendete o piegate gli arti, o quando vi guardate intorno, o indossate gli abiti, sia quando parlate che quando state zitti, sia quando mangiate o bevete, persino quando espletate i bisogni naturali … in queste e in altre attività dovreste essere pienamente attenti e consapevoli dell’azione che state compiendo in quel momento. Questo vuol dire che dovreste vivere nel momento presente, nell’azione presente. Ciò non significa che non dovete pensare affatto al passato o al futuro. Al contrario, pensateli in relazione al momento presente, all’azione presente, quando e dove è pertinente.
Le persone in genere non vivono nelle loro azioni, nel momento presente. Vivono nel passato o nel futuro. Anche se sembra che stiano facendo qualcosa qui, in questo momento, sono altrove, nei loro pensieri, nei loro problemi immaginari e nelle loro preoccupazioni, perdute nel ricordo del passato o nei desideri e aspettative per il futuro. Quindi non vivono in ciò che fanno in quel momento, e non ne godono. Perciò sono infelici e scontente del presente, di ciò che stanno facendo, e naturalmente sono incapaci di dedicarsi interamente a ciò che sembrano nell’atto di fare.
A volte in un ristorante capita di vedere un uomo che legge mentre mangia, uno spettacolo assai comune. Vi dà l’impressione di essere un uomo molto impegnato, che non ha neanche il tempo per mangiare. Vi chiedete se stia mangiando o leggendo. Si potrebbe pensare che faccia entrambe le cose. In realtà non fa nessuna delle due, e non ne gode. La sua mente è tesa, agitata e non trae piacere da ciò che sta facendo, non vive la sua vita nel momento presente ma, inconsciamente e follemente, cerca invece di scappare dalla vita. (Questo non significa, tuttavia, che non si deve parlare con un amico mentre si pranza o si cena).
Non potremo mai sfuggire alla vita, per quanto ci proviamo. Finché siamo in vita, in una grotta come in una città, dobbiamo affrontare la nostra vita e viverla. La vera vita è il momento presente — non i ricordi di un passato che è morto e sepolto, né i sogni di un futuro che non è ancora nato. Chi vive nel presente, vive la vita vera ed è più felice, Quando gli domandavano perché i suoi discepoli, che conducevano un’esistenza semplice e serena, prendendo un solo pasto al giorno, fossero così raggianti, il Buddha rispondeva: « Non si rammaricano per il passato, non si preoccupano per il futuro, ma vivono nel presente. Ecco perché sono raggianti. Preoccupandosi per il futuro e rammaricandosi per il passato, gli sciocchi inaridiscono, come canne verdi tagliate (al sole) ».
Consapevolezza o presenza mentale non significa che dovete pensare: « Sto facendo questo » o « sto facendo quest’altro ». No, è tutto il contrario. Nel momento in cui pensate: « Sto facendo questo » diventate coscienti di voi stessi, e allora non vivete nella vostra azione, ma nell’idea dell’« IO SONO » e di conseguenza anche il vostro lavoro ne è danneggiato. Dovete dimenticarvi completamente di voi stessi e perdervi in ciò che fate. Nel momento in cui un oratore diventa cosciente di se stesso e pensa: «Mi sto rivolgendo a un uditorio » il suo discorso ne viene turbato e il filo dei suoi pensieri si interrompe. Ma quando dimentica se stesso e s’identifica con il proprio discorso, con il tema trattato, allora dà il meglio di sé, parla bene e si esprime con chiarezza. Tutte le grandi opere — artistiche, poetiche, intellettuali o spirituali — sono state realizzate in momenti in cui l’autore è riuscito a perdersi completamente nella sua azione, a dimenticare se stesso, a liberarsi dalla consapevolezza di sé.
La consapevolezza o presenza mentale riguardo alle nostre azioni, come è insegnata dal Buddha, significa vivere nel momento presente, vivere in ciò che si fa. (Anche la via dello Zen è basata essenzialmente su questo insegnamento). In tale forma di meditazione non dovete fare niente di particolare per sviluppare la vostra consapevolezza, dovete solo essere consapevoli e attenti a tutto ciò che state facendo. Non dovete perdere neppure un secondo del vostro tempo prezioso per questa particolare « meditazione »: dovete soltanto coltivare incessantemente la consapevolezza e la presenza mentale, giorno e notte, in tutte le attività della vostra normale vita quotidiana.”
[ Da: Walpola Rahula, “L’insegnamento del Buddha“ ]
– Walpola Rahula (amazon)
– Walpola Rahula (macrolibrarsi)
– Walpola Rahula – en.wikipedia