Di primo acchito parrebbe un argomento trito e ritrito, di quelli che, per intenderci, dopo un paio di “amen”, vorresti che nessuno più ne riparlasse. Invece no. Tutt’altro!
Non ci credete? Eppure, vi assicuro che, se vi fidate di quanto sto per dirvi, alla fine di questa lettura vi sarete, per così dire, piacevolmente ricreduti.
Dunque, cominciamo.
Avete presente il concetto di “spiriti maligni” che infestano i corpi e le menti, così come viene tratteggiato nei Vangeli? Ebbene, scordatevi per un istante di quanto vi hanno raccontato preti, pastori, catechisti vari e relative “anime belle”.
Qui siamo molto ma molto oltre.
Qui si fa sul serio.
Qui, per esempio, si arriva a capire – udite, udite! – che il diavolo altri non è se non una sorta di “entità astratta”, una “forza oscura” che risiede in noi, nelle nostre debolezze, nei nostri vizi, nelle nostre paure, nella nostra ignoranza.
Ebbene sì: il diavolo siamo noi!
O meglio, la parte peggiore di noi.
Quella che ci impedisce di evolvere, di migliorare, di essere felici.
Ma non disperate: c’è sempre una via d’uscita.
Basta volerlo.
Basta crederci.
Basta… meditare.
Già, meditare.
Proprio come fanno i monaci buddhisti, per intenderci.
E, a proposito di “vie d’uscita”, date un’occhiata qui sotto.
«Dobbiamo in primo luogo ricordare che l’Umanità, nel suo stato di sopore così com’era concepita nei Vangeli, è sotto il potere del male, il che viene rappresentato dall’idea che l’Uomo è come infestato da spiriti cattivi.
Cioè, l’Uomo è sotto il potere di stati d’animo, di impulsi e pensieri cattivi che sono personificati da spiriti maligni, il cui scopo è la distruzione del singolo e dell’umanità.
La concezione dei Vangeli è che l’Uomo è continuamente trascinato verso il basso da forze malvagie, che sono in lui, non fuori da lui, e, a cui egli obbedisce.
Obbedendo a queste forze che sono in lui, l’uomo s’impedisce il progresso della vita umana.
Le forze cattive sono nell’Uomo, nella sua stessa natura, nella natura stessa del suo egoismo, nel suo egotismo, nella sua ignoranza, nella sua stupidità, nella sua malizia, nella sua vanità, nel pensare solo attraverso i sensi, nel considerare che il mondo visibile e le apparenze esteriori della vita siano l’unica realtà.
Tutto ciò si chiama globalmente il male, chiamato il diavolo, vale a dire quella terribile forza d’ignoranza profonda che un Uomo non iniziato ha; quella forza incapace di sistemare in modo giusto ogni cosa.
Il diavolo è la sintesi di tutte queste lacune, di tutte queste forze incapaci di capire l’uomo; il diavolo è la sintesi di tutte queste incomprensioni.
Per questo il diavolo è chiamato il calunniatore o il creatore di scandali, da un certo punto di vista, e l’accusatore, da un altro punto di vista.
Ma vedremo più chiaramente che cosa significa diavolo quando cominceremo a comprendere cosa significa realmente la tentazione.
Luca, nel racconto della tentazione di Cristo da parte del diavolo, dice che Gesù rimase quaranta giorni nel deserto, “ tentato dal diavolo ” .
Il numero quaranta appare nel racconto del Diluvio, dove la pioggia cadde per quaranta giorni e quaranta notti, nonché nel racconto allegorico dei Figli di Israele vaganti nel deserto per quaranta anni; anche di Mosè si dice che egli digiunò per quaranta giorni e quaranta notti prima di ricevere i Comandamenti scritti su tavole di pietra.
In Luca i quaranta giorni del deserto sono direttamente collegati all’idea di tentazione.»
[ Da: L’uomo nuovo. Interpretazione di alcune parabole e di alcuni miracoli di Cristo – Maurice Nicoll ]