Quali sono i motivi per cui si praticano le meditazioni collettive? In cosa si distingue una meditazione collettiva da quella individuale? Che differenza c’è con le preghiere recitate in gruppo? Mère offre una spiegazione sintetica, quanto esauriente, dei molteplici approcci. Dapprincipio, prima di leggere i seguenti appunti, supponevo si trattasse di una delle numerose esposizioni concettuali che s’incontrano via via che ci s’inoltra lungo il sentiero. Invece, celati tra le righe di un discorso – solo in apparenza – relativamente dozzinale, ci sono dei suggerimenti sicuramente degni della massima attenzione.
Mère dalle “Conversazioni del 1957”: sulla meditazione collettiva.
Prima della meditazione, questa sera, voglio dirvi poche parole poiché molte persone mi hanno chiesto la differenza tra una meditazione collettiva e una meditazione individuale. A proposito della meditazione individuale, vi ho già spiegato altre volte i diversi tipi di meditazione che si possono fare, e non vorrei ricominciare a parlarvene di nuovo. Le meditazioni collettive sono state praticate in tutti i tempi per diverse ragioni, in modi differenti e con motivazioni diverse.
Si può definire una meditazione collettiva un gruppo di persone che si raccoglie insieme per un preciso intento; per esempio, in ogni epoca c’è stata l’abitudine di riunirsi a pregare. Naturalmente, nelle chiese si ha una specie di meditazione collettiva, ma anche al di fuori delle chiese vi sono state delle persone che hanno organizzato meditazioni in gruppo per la preghiera comune. Queste preghiere sono di due tipi differenti. Dall’inizio della storia umana si sa che certi gruppi di persone si raccoglievano per esprimere insieme un certo stato d’animo: alcuni per cantare le lodi di Dio, cantici, parole di grazia, per esprimere adorazione, preghiere di ringraziamento, di gratitudine, e così lodare il Signore; altri – e vi sono esempi storici di questo – si riunivano in un certo numero per un’invocazione comune, per chiedere qualcosa al Signore, per esempio, e questo veniva fatto da tutti assieme, uniti nella speranza che questa invocazione, questa preghiera, questa richiesta, avesse maggiore importanza. Vi furono dei casi famosissimi. Uno dei più antichi si verificò nel 1000 d.C. quando alcuni profeti annunciarono che c’era la fine del mondo ed ovunque gli uomini si riunirono per offrire preghiere comuni, chiedendo che il mondo non finisse (!), o comunque di essere protetti. Molto più recentemente, in tempi moderni, quando il re d’Inghilterra Giorgio stava morendo di polmonite, il popolo inglese si radunò, non solo nelle chiese, ma anche nelle strade davanti al palazzo reale, per offrire preghiere e supplicare Dio di salvarlo. Accadde che egli guarisse, ed essi credettero che fosse dipeso dalle loro preghiere… Questa è naturalmente la forma più esteriore, potrei dire la più terra terra di una meditazione comune. Presso tutti i gruppi di iniziazione, in tutte le scuole spirituali dell’antichità, la meditazione collettiva era sempre praticata, ed in quei casi il motivo era molto diverso. Essi si riunivano per un progresso collettivo, per aprirsi tutti assieme alla forza, alla luce, ad una influenza e… era più o meno quello che cerchiamo di fare anche noi adesso. Vi sono comunque due modi di farlo, ed è questo che sto per spiegarvi. In entrambi i casi si deve praticare la meditazione come viene fatto abitualmente: sedersi, cioè in una posizione che sia abbastanza comoda per poterla mantenere, ma non così tanto da addormentarvisi! E poi fate ciò che vi ho chiesto di fare quando sono solita andare a fare là la mia distribuzione (Nota: ogni sera prima della meditazione e delle conversazioni, la Madre era solita andare a distribuire noccioline ai bambini del “Gruppo verde” nell’attiguo Playground), cioè prepararvi per la meditazione, cercando di diventare calmi e silenziosi, non solo non chiacchierare esteriormente, ma cercare di fare silenzio anche nella vostra mente, e riunire la vostra coscienza che è dispersa in tutti i pensieri e le preoccupazioni che avete; riunirla e portarla all’interno nel modo più completo possibile, concentrandola qui, nella regione del cuore, nel plesso solare, in modo tale che tutte le energie attive della testa e tutto ciò che fa mettere in movimento il cervello, possa essere ricondotto e concentrato qui. Questo si può ottenere in pochi secondi o può prendere pochissimi minuti: dipende dalle persone. E veramente questo è l’atteggiamento preparatorio; poi, una volta che questo sia stato fatto (o comunque compiuto meglio che potete) potete assumere due atteggiamenti, uno attivo e uno passivo. Ciò che io chiamo un atteggiamento attivo è concentrarsi (vi espongo questo in termini generali) sulla persona che conduce la meditazione, con la volontà di aprirsi e ricevere da essa ciò che questa persona intende darvi o la forza con cui vuole mettersi in contatto con voi. Questo è l’atteggiamento attivo, perché in questo caso c’è una volontà che lavora ed un’attiva concentrazione per aprirsi a qualcuno concentrandosi su qualcuno. L’altro atteggiamento, quello passivo, è semplicemente questo: essere concentrati come vi ho detto, e poi aprirvi come uno apre una porta – sapete, non è vero, che voi avete una porta qui (la madre fa un gesto all’altezza del cuore) –, e dopo che vi siete concentrati aprite questa porta e restate così… (gesto di immobilità). O anche potete usare un’altra immagine, quella di un libro: aprite il vostro libro, spalancatelo con belle pagine bianche, cioè completamente silenziosi e restate così, aspettando ciò che accade. Questi sono i due possibili atteggiamenti: potete assumere l’uno o l’altro secondo i giorni, le occasioni, o adottarne uno di preferenza se questo vi aiuta di più. Entrambi sono efficaci e danno ugualmente buoni risultati. Così adesso, per il nostro particolare caso, vi dirò ciò che sto cercando di fare… È quasi passato un anno da quando avemmo, un giovedì, la manifestazione della forza supermentale. Da allora sta lavorando molto attivamente anche quando sono pochissime le persone che ne sono coscienti (!), ma ancora è dovuto passare del tempo credo, perché, come dire, noi possiamo aiutarla in questo lavoro, facendo uno sforzo di ricettività. Naturalmente questa forza non agisce solo sull’Ashram, sta operando in tutto il mondo, ovunque vi sia una ricettività è al lavoro, e devo dire che l’Ashram non rappresenta la sola ricettività nel mondo, il monopolio della ricettività. Tuttavia da quando questo è accaduto, noi tutti qui, più o meno ne siamo a conoscenza, allora spero che individualmente ognuno faccia del suo meglio per approfittare dell’occasione. Collettivamente, noi possiamo fare qualche cosa, cioè cercare di creare una base, di produrre un terreno particolarmente fertile per ottenere insieme la massima ricettività ed avere il minor spreco possibile di tempo e di forza. Ecco, vi ho detto ora in generale ciò che vogliamo cercare di fare e voi dovete soltanto… farlo.
– Mère ( La madre) – Mira Alfassa –
– Tutti i libri di Mère (La madre) – Mira Alfassa – Macrolibrarsi
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– Mirra Alfassa – Wikipedia