Suppongo ti sia già reso conto che la solitudine non implica necessariamente essere soli, se non abbandonati o separati. Semmai, la solitudine è l’apogeo dell’orbita spirituale che la coscienza percorre intorno al proprio pianeta psicologico. Siffatta condizione non si esperisce in un determinato luogo fisico quale, ad esempio, un eremo. Potrebbe raffigurarsi come una vetta, quella della consapevolezza. Profitta dunque dei momenti di relativo distacco che comporta l’isolamento parziale cui a volte si è o ci si sente costretti, perché in realtà sono soprattutto occasioni di ri-unificazione e riconciliazione con se stessi… Leggiamo ora un breve pensiero di Pema Chodron sulla solitudine.
«Di solito consideriamo la solitudine come un nemico. Lo sconforto non è un ospite che vogliamo invitare a casa. È irrequieto e pesante e brucia dal desiderio di fuggire e trovare qualcosa o qualcuno che ci tenga compagnia. Quando riusciamo a riposare nel mezzo, iniziamo ad avere un rapporto non minaccioso con la solitudine, una solitudine rilassante e rinfrescante che ribalta completamente i nostri soliti e timorosi schemi comportamentali.
La fresca solitudine ci consente di guardare onestamente e senza aggressività la nostra mente. Riusciamo pian piano ad abbandonare il nostro ideale di chi pensiamo che dovremmo essere, o di chi pensiamo che vorremmo essere, o di chi pensiamo che gli altri pensino che vogliamo o dovremmo essere. Ci rinunciamo e osserviamo direttamente chi siamo, con compassione e senso dell’umorismo. La solitudine non è minacciosa né sconfortante, né punitiva.
La fresca solitudine non fornisce soluzioni né ci rimette la terra sotto i piedi. Ci sfida a entrare in un mondo senza punti di riferimento, senza dividerci né cristallizzarci. Tutto questo si chiama via di mezzo, o via sacra del guerriero.
Se una mattina vi alzaste e dal nulla spuntasse lo sconforto dell’alienazione e della solitudine, riuscireste a trasformarlo in un’occasione d’oro? Invece di tormentarvi o sentire che sta succedendo qualcosa di terribilmente sbagliato, proprio in quel momento di tristezza e di nostalgia, riuscireste a rilassarvi e a toccare lo spazio infinito del cuore? La prossima volta che vi capita, provateci.»
(Da: Pema Chodron, “Se il mondo ti crolla addosso. Consigli dal cuore per i tempi difficili“)