Nella visione buddhista, la nostra percezione di un “io” solido e indipendente è un’illusione che genera attaccamento e sofferenza. L’insegnamento dell’anatman non nega l’esperienza quotidiana del sé, ma ci invita a riconoscerne la natura transitoria e interdipendente, liberandoci dalla rigidità di un’identità fissa. Per chi è abituato a pensare in termini assoluti, questa prospettiva può risultare sfuggente, eppure offre una chiave per vivere con maggiore leggerezza e presenza. Anziché combattere inutilmente contro il nostro naturale egoismo, possiamo coltivare un atteggiamento di gentilezza consapevole, partendo dalle piccole azioni quotidiane. Questo approccio, lontano da moralismi e ipocrisie, ci avvicina progressivamente alla saggezza senza pretendere di saltare le tappe necessarie. La pratica meditativa diventa così non una fuga dalla realtà, ma un modo per osservare con chiarezza il flusso dell’esperienza, scoprendo che la vera libertà nasce dal riconoscimento della nostra autentica natura.
IO e il resto del mondo – Flavio Pelliconi
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Secondo l’insegnamento del Buddha l’esistenza dell’io è reale, ma condizionata e interdipendente. Date certe condizioni l’io viene all’essere, col venir meno di queste condizioni, l’io cessa. La dottrina dell’anatman perciò non nega la realtà dell’io empirico, ma, appunto, quella dell’io ontologizzato, l’atman dei brahmani, da questi identificato col Brahman. Per il Buddha, invece, il Brahman (che viene nominato solo incidentalmente e sul quale non viene costruita alcuna metafisica) è uno stato impersonale in cui la sofferenza cessa completamente:
«Questo mondo sta bruciando. Afflitto dal contatto, chiama la malattia “un sé”. Ciò per cui uno si considera, per questo diventa un altro. Diventare un altro vuol dire entrare nella morsa del divenire. E tuttavia in quel divenire c’è del piacere. Ma dove c’è il piacere, c’è la paura. E ciò che si teme è fonte di dolore. Con l’abbandono del divenire si vive nello stato del Brahman» (Udana, III, 10).
Per noi occidentali condizionati dal dogma uno e trino del principio d’identità, non-contraddizione e terzo escluso è difficile concepire la relatività senza scadere nel relativismo. Ma non era così nel mondo antico, dove alle parole del Buddha facevano eco sia Eraclito («Negli stessi fiumi entriamo e non entriamo, siamo e non siamo») sia Parmenide: «Esiste, o monaci, un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato. Se non ci fosse questo non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, non si potrebbe scorgere via di scampo dal nato, evoluto, fatto, condizionato. Ma poiché, invece, c’è un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, si scorge una via di scampo dal nato, diventato, fatto, condizionato» (Itivuttaka, 43).
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L’egoismo è la base della nostra esistenza condizionata. Secondo l’insegnamento del Buddha siamo irrimediabilmente egoisti e lo saremo fino al conseguimento del pieno risveglio. Perciò non serve a nulla fingere di non essere egoisti. I finti altruisti non ingannano nessuno se non loro stessi. Ma se si ingannano, allora, di certo… non si amano.
Non siamo in grado di abolire l’egoismo con un atto di volontà, ma siamo continuamente esortati a farlo, in nome di Dio, del Buddha, della pace, della società ecc. ma la nostra pace interiore potrebbe trarre molto vantaggio dal prendere atto del nostro innato egoismo, usando l’intelligenza per capire qual sia davvero il nostro interesse. Non riusciamo ad amare gli altri come vorremmo (o come qualche autorità interiore od esteriore vorrebbe)? Bene. Prendiamone atto.
Ma allora, che cosa possiamo ragionevolmente fare per andare nella direzione indicata dal Buddha senza diventare degli odiosi finti santi? Forse potremmo cominciare con la gentilezza. Anche se non riusciamo ad amare tutti, possiamo mettere un po’ di impegno nell’essere gentili. Metta significa letteralmente “amichevolezza”. La pratica dell’amichevolezza verso se stessi e verso gli altri comincia col mettere tutta la propria attenzione cosciente nell’azione, nella parola e nel pensiero che si sta facendo adesso.
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Flavio Pelliconi Maitreya Milano Centro di pratica del Buddha Dharma