I principianti credono, in genere, che la meditazione camminata sia perlopiù solo uno dei numerosi e ridondanti artifici, ossia tecniche, utili a meditare. Invece è una pratica fondamentale per ogni approccio sistematico. Nel corso di un training meditativo senza la meditazione camminata sarebbe davvero arduo riuscire a mantenere sino in fondo e con soddisfacente costanza un buon livello di consapevolezza. Anche se la via che conduce all’empireo dell’interiorità ha più modi di essere percorsa, camminare con calma, serena e costante presenza di spirito, seguendo, se necessario con scrupolo, le indicazioni riportate in questi medesimi appunti del Venerabile U Silananda, si dimostrerà molto proficuo. …
«Ai nostri ritiri di meditazione gli yogi praticano la consapevolezza in quattro differenti posture. Essi praticano la consapevolezza quando siedono, quando camminano, quando stanno in piedi e quando sono sdraiati. Essi devono mantenere viva la loro consapevolezza sempre e in qualsiasi posizione stiano.
La principale postura per la meditazione di consapevolezza, comunque, è quella seduta con le gambe incrociate, ma dal momento che il corpo umano tollera con difficoltà questa posizione se mantenuta per molte ore consecutive, abbiamo periodi di meditazione camminata che si alternano ai periodi di meditazione seduta. Siccome la meditazione camminata è molto importante, vorrei parlarvi dei suoi significati, della sua natura e dei benefici derivanti dalla sua pratica.
La pratica della meditazione di consapevolezza può essere paragonata all’acqua che bolle.
Se si vuole bollire dell’acqua, bisogna mettere l’acqua in una pentola, mettere la pentola sulla stufa e, infine, accendere il fuoco. Ma se il fuoco viene spento, anche per un solo istante, il processo di riscaldamento dell’acqua si arresta, anche se più tardi il fuoco viene riacceso. Se continuiamo ad accendere e spegnere il fuoco l’acqua non bollirà mai. Nello stesso modo, se ci sono interruzioni tra i momenti di consapevolezza, è come se ogni volta si perdesse lo slancio e in questa maniera è molto difficile ottenere la concentrazione.
Questo è il motivo per cui gli yogi, ai nostri ritiri, sono istruiti a praticare la consapevolezza per tutto il tempo in cui sono svegli, dal momento del risveglio a quello in cui giunge il sonno, di conseguenza la meditazione camminata è parte integrante del continuo processo di accumulo della consapevolezza.
Purtroppo, ho sentito persone criticare la meditazione camminata, affermando il fatto che essa non porta alcun beneficio. Ma è proprio il Buddha che per primo parlò di questo tipo di meditazione. Nel grande discorso sui quattro fondamenti della consapevolezza, il Buddha parlò della meditazione camminata due volte. Nella sezione chiamata “Posture”, il Buddha disse: ‘Un monaco sa e conosce “sto camminando” quando sta camminando; sa “sono eretto” quando è fermo in piedi; sa “sono seduto” quando è seduto e sa “sono coricato” quando egli è coricato’. In un’altra sezione, chiamata “Chiara comprensione“ il Buddha ha detto: “Un monaco applica la chiara comprensione nel procedere e nel ritornare”. Chiara comprensione significa il corretto intendimento di ciò che osserva, e per ottenere ciò un meditatore deve essere concentrato, e per ottenere la concentrazione egli deve sviluppare ed applicare la consapevolezza. Perciò, quando il Buddha dice “I monaci applicano chiara comprensione”, deve essere compreso che non solo la chiara comprensione deve essere applicata, ma anche la consapevolezza e la concentrazione. Cosi il Buddha istruiva gli yogi, ad applicare consapevolezza, concentrazione e chiara comprensione mentre camminavano, mentre andavano “avanti e indietro“. La meditazione camminata è una importante parte di questo processo. Sebbene in questo Sutta il Buddha non diede specifiche e dettagliate istruzioni riguardanti la meditazione camminata, noi crediamo che Egli abbia dato tali istruzioni in altre occasioni e che i suoi discepoli, dopo averle apprese, le abbiano trasmesse e portate avanti generazione dopo generazione e in più gli insegnanti dei secoli passati devono aver sviluppato le istruzioni attraverso la loro pratica personale.
Ai giorni nostri, perciò, noi abbiamo un dettagliato quadro di istruzioni su come praticare la meditazione camminata. Addentriamoci ora nei dettagli di questa pratica: se siete dei meditatori principianti, allora il maestro potrà istruirvi a essere consapevoli di un’unica cosa durante la pratica, che potrebbe consistere nell’essere consapevoli dei passi, prendendo mentalmente nota “passo, passo” oppure “sinistra, destra, sinistra, destra”, camminando ad una velocità più lenta del normale durante la pratica. Dopo qualche ora, o dopo un giorno o due di meditazione, potreste essere istruiti ad essere consapevoli di due fatti , il sollevare e l’appoggiare il piede impiegando la nota mentale di tutte e due le cose, “sollevare” e “appoggiare”. Voi proverete ad essere consapevoli di due fasi nel passo.
In seguito sarete istruiti ad essere consapevoli di tre fasi, che sono” sollevare”, “ avanzare” e “appoggiare” il piede.
Più tardi ancora sarete incoraggiati ad essere consapevoli di quattro fasi in ogni passo: “sollevare”, “avanzare”, “appoggiare” e “toccare” o “premere“ il piede sul terreno. Voi sarete istruiti ad essere consapevoli, facendone nota mentale, di queste quattro fasi del movimento del piede.
Sebbene gli yogi prestino grande attenzione e rallentino il movimento, essi potrebbero non osservare completamente e chiaramente il movimento nelle sue fasi; le fasi potrebbero non essere ancora ben definite nella mente, e ad essi potrebbe sembrare che vi sia un solo movimento continuo. Con il crescere della concentrazione però, gli yogi osserveranno sempre più chiaramente le differenti fasi un ogni passo; osserveranno distintamente che il movimento di sollevare non è mischiato con il movimento dell’avanzare, né quello dell’avanzare con quello dell’appoggiare e il movimento dell’appoggiare è a sua volta distinto dall’atto di premere sul terreno. I meditatori comprenderanno tutti i movimenti chiaramente e distintamente e ogni cosa di cui saranno consapevoli sarà molto chiara nella loro mente.
Con il progredire della pratica poi, essi osserveranno sempre più cose: mentre solleveranno il loro piede essi sperimenteranno la leggerezza del piede e quando avanzeranno il piede essi noteranno il movimento da un luogo ad un altro. Quando lo appoggeranno essi sentiranno la pesantezza del piede, perché il piede diventa più pesante man mano che scende, quando lo premeranno contro il suolo, portandovi il peso del corpo, avvertiranno le sensazioni della parte inferiore del piede contro il terreno. Perciò, continuando ad osservare il sollevamento, l’avanzamento, l’appoggiare e il pressare, essi percepiranno la leggerezza del piede, il movimento del piede, la pesantezza del piede e la durezza o leggerezza del piede sul terreno. [ … ]
Continuando nella pratica della meditazione camminata essi giungeranno a realizzare che, con ogni movimento, c’è anche la mente che nota, la consapevolezza della mente. C’è il sollevamento e anche la mente che è conscia del sollevamento, nel momento successivo, c’è il movimento dell’avanzare e la mente che è consapevole dell’avanzare. Inoltre, gli yogi realizzeranno che i movimenti e la coscienza degli stessi, sorgeranno e scompariranno. Nel momento successivo c’è il movimento dell’appoggiare il piede, e cosi anche la consapevolezza della mente, ed ambedue sorgeranno e scompariranno in quel momento. Lo stesso processo avviene con il premere il piede.
In questo modo i meditatori comprendono che, assieme, con il movimento del piede, vi è anche un momento di consapevolezza. I momenti di consapevolezza sono chiamati, in Pali, nama (mente); e i movimenti del piede sono chiamati rupa (materia). Cosi gli yogi percepiscono nama e rupa, mente e materia, sorgere e passare ad ogni momento. In un momento c’è il sollevamento del piede e la coscienza del sollevare, e il momento successivo c’è l’avanzamento del piede e la coscienza di quel movimento, e cosi di seguito. Questi possono essere considerati come una coppia, mente e materia, che appare e scompare ad ogni momento.
Un altro processo che gli yogi scopriranno è che essi sollevano il loro piede perché lo vogliono fare, lo sollevano perché lo vogliono, lo appoggiano e lo premono a terra perché lo vogliono e con ciò essi realizzano che una intenzione precede sempre un’azione: dopo l’intenzione di sollevare, il sollevamento avviene, essi giungono alla comprensione della natura condizionata di questi avvenimenti, questi movimenti non avvengono mai da se stessi, senza condizioni. Questi movimenti non sono creati da nessuna divinità o autorità e non possono mai accadere senza una causa. C’è una causa o una condizione per ogni movimento, e la condizione, in questo caso è l’intenzione che precede ogni movimento. Questa è un’altra delle scoperte che i meditatori fanno, quando prestano grande attenzione, e questo permette ai praticanti di comprendere la relazione di causa ed effetto. [ … ]
In questo modo, i meditatori osservano che c’è il movimento del sollevare e la coscienza di quel movimento, e che quella sequenza scompare, lasciando posto al movimento dell’avanzare e alla coscienza di esso. Questi movimenti, semplicemente, sorgono e passano, sorgono e passano, e in questo processo gli yogi possono comprendere da soli, non gli deve essere spiegato da nessuno, non devono credere al racconto di nessun altro. [ … ]
Esaminiamo ora, più in dettaglio, i movimenti coinvolti nella meditazione camminata. Supponiamo che qualcuno riprenda con una telecamera il movimento di sollevare il piede; supponiamo, inoltre, che ci voglia un secondo, per compiere tale movimento, e diciamo che la telecamera prenda 36 immagini ogni secondo. Dopo aver effettuato la ripresa, se andremo ad osservare i 36 singoli fotogrammi, ci renderemo conto che in quello che noi pensavamo fosse un sollevamento del piede ora ci sono 36 movimenti. L’immagine, in ogni fotogramma, è infatti differente, sebbene questi movimenti possano essere difficilmente differenziati. Se la telecamera potesse riprendere un milione di immagini al secondo (che, anche se impossibile oggi, un giorno potrebbe accadere) allora ci saranno un milione di movimenti in quello che noi pensavamo fosse un movimento solo. Il nostro sforzo, nella meditazione camminata, sta nell’osservare i nostri movimenti cosi come una telecamera, immagine dopo immagine. E noi vogliamo anche osservare la coscienza e l’intenzione che precedono ogni movimento. Grazie a questo lavoro possiamo apprezzare il potere di saggezza e visione profonda de Buddha, grazie alle quali Egli ha potuto osservare la totalità dei movimenti. Quando usiamo le parole vedere o osservare per riferirci alla nostra propria situazione, significa che noi vediamo direttamente e anche per deduzione od inferenza, in quanto noi non siamo in grado di vedere direttamente tutti i milioni di movimenti come fece il Buddha.
Prima di praticare la meditazione camminata i meditatori, probabilmente, pensavano che un passo fosse un unico movimento. Dopo la meditazione su quel movimento è, per loro, possibile osservare che ci sono come minimo quattro movimenti, e se essi vanno più in profondità, essi capiscono che ognuno di questi movimenti consiste di innumerevoli minuscoli movimenti. [ … ]
La meditazione camminata conduce allo sviluppo spirituale ed è potente tanto quanto la consapevolezza del respiro o del salire e scendere dell’addome; [ … ]
La meditazione camminata può aiutare a raggiungere la visione profonda, o insight, sulla natura delle cose e dovremmo praticarla diligentemente tanto quanto la seduta od ogni altro tipo di meditazione.
Grazie alla pratica della Vipassana, in tutte le posture, possiate Voi e tutti i praticanti essere in grado di ottenere la totale purificazione in questa stessa vita.»
(Da: “Vipassana Tribune” – Autore: Ven. U Silananda – Traduzione: Gianni Carlo Giovannini)
– Sīlānanda – Wikipedia
– Meditazione camminata (amazon)
– Meditazione camminata (macrolibrarsi)
– Fonte: Pian dei Ciliegi centro di meditazione buddhista