Furono numerosi i maestri spirituali del passato che parlarono di terzo occhio – ossia di ghiandola pineale o epifisi, ajna chakra – correlandolo alla meditazione. In realtà la concentrazione diretta sul terzo occhio o sesto chakra – salvo alcuni prerequisiti fondamentali tra cui, ad esempio, la guida di un insegnante esperto – non è consigliabile. Tuttavia, al fine di comprendere e approfondire meglio i variegati aspetti del pianeta meditazione, ne riportiamo alcuni cenni informativi.
«Possiamo considerare la ghiandola pineale (o epifisi) il “congegno” più sofisticato che si trova nel nostro corpo. Si tratta di una ghiandola endocrina dalla forma simile ad una pigna ma poco più grande di un chicco di mais e la sua attività è prevalentemente notturna poiché influenzata dalla luce. Cartesio la definì la “sede dell’ anima” nel XVII secolo e da allora gli studi proseguirono nella convinzione che fosse implicata negli equilibri della psiche.
Situata al centro del nostro cervello, è collegata allo stesso da sofisticate reti neuronali ed è conosciuta soprattutto perché sovrintende e sostiene una moltitudine di funzioni vitali, tra le quali la regolazione del ritmo circadiano sonno-veglia e dell’orologio biologico (crescita, sviluppo, maturazione sessuale). Infatti l’ormone che secerne primariamente è la melatonina, sostanza nota perchè associata appunto alla qualità del sonno e, in buona misura, anche al processo di invecchiamento. …
In genere la produzione ormonale è massima, sia pur ridotta rispetto al suo potenziale, nei primi anni di vita per poi scemare gradualmente dopo i 12 anni fino a dimezzarsi verso i 45, limitandosi quasi esclusivamente alle funzioni sopra menzionate. Dopo il settimo anno di età vi si depositano spesso dei minerali (calcificazione) che la rendono visibile ai raggi X. Riceve informazioni sul mondo esterno dagli occhi, percependo luminosità e oscurità grazie agli impulsi trasmessi dalla retina ed elaborati dall’ipotalamo. Viene chiamata anche il “terzo occhio” poichè, secondo antiche credenze, una volta attivata diviene l’interfaccia con la nostra coscienza conferendo la “vista interiore”, cioè il dono di ripercorrere le precedenti esistenze e riepilogare il rapporto karmico che conduce alla reincarnazione, oltre alla capacità di identificarsi con il Principio vitale cosmico e di accedere ad una moltitudine di poteri psichici.
Per il suo fascino è da sempre oggetto di studi ma, anche per la sua complessità, le informazioni messe a disposizione dalla scienza ufficiale, trattano ancora superficialmente questo organo straordinario i cui poteri, nei millenni passati, venivano sapientemente utilizzati dalle civiltà più avanzate. Benefici oggi perduti assieme alla conoscenza di quei popoli. Tuttavia sono stati rinvenuti numerosi manufatti che narrano dei poteri del terzo occhio in tutte le culture antiche conosciute come, ad esempio, nella cultura egizia, nel buddismo e anche nel cristianesimo, dove esistono citazioni di filosofi e nei vangeli (apocrifi e non) sullo stato di illuminazione derivante dalla sua apertura.
Non tutte le religioni e le filosofie hanno saputo cogliere il vero simbolismo legato alla ghiandola pineale e ispirarsi a questa antica conoscenza, così come la medicina ortodossa non si è mai preoccupata troppo di effettuare ricerche approfondite. Anticamente si credeva che queste speciali facoltà fossero riservate esclusivamente ad esseri superiori, illuminati, in contatto con Dio. Ma non è così.
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… meditare è senza dubbio il modo migliore per favorire l’apertura del terzo occhio. Questo non significa che con un po’ di meditazione tutti possano raggiungere il nirvana. Potrebbero volerci anni di lavoro su se stessi e una buona dose di autodisciplina per ottenere risultati apprezzabili …».
– Da: Enigma di David Wilcock
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