– “Maestro, qual é il tuo segreto per meditare?”, chiese ossequiosa la rana zen al suo prediletto precettore spirituale?
Il venerabile non si lasciò pregare. Attendeva la domanda da anni e – considerata la sua arcinota ritrosia – fu un vero e proprio profluvio d’indicazioni:
– “Il mio segreto per meditare? Lo condivido, ma non è che sia valido per tutti. Non v’è alcun luogo preciso dove debba recarti. Non v’è nessuna realizzazione da conseguire. Pensi di dover scendere nel profondo? Credi sia necessario elevarti, svettare, percepire la super-coscienza? Il tuo sostrato animico è come un’acqua cheta, fresca e silenziosa. Distenditi e avvertilo.
Permani con quell’interiorità. Dapprincipio avrai bisogno d’acclimatarti, ma via via che procedi, giorno dopo giorno, ti sentirai sempre più integra. Ora riposa in quella quiete. Vivila e sarai rigenerata. Una sorgente d’energia così inusuale che parlarne sembra una favola per allocchi, una fantasia per visionari, o illusi, o creduloni. Rilassati nell’intimo. Interiorizza l’attenzione. Chiudi gli occhi, sii consapevole, ma senza sogni.”
– “Maestro, sono così orgogliosa dei tuoi preziosissimi consigli che li divulgherò dovunque, li trascriverò per i posteri, li tramanderò alle rane del futuro, ovviamente”, replicò prontamente la discepola.
Novembre è un mese splendido. Così ricco di promesse che l’umore del popolo zen migliora progressiva-mente ogni giorno. Senza contare che quello stesso dì il cielo sembrava ancor più limpido. Nubi? Nemmeno per idea! Sennonché d’improvviso le sei direzioni parvero quasi convergere. Il cambiamento fu così brusco che chiunque ne sarebbe rimasto attonito, sconvolto. La rana zen se n’accorse in ritardo, se n’avvide quando lo zenit si trasformò in nadir, quando l’alfa e l’omega le piombarono addosso sotto forma del più proverbiale e doloroso dei calcioni. Povera rana, una pedata così non l’aveva mai ricevuta!
– “Ah, dimenticavo”, soggiunse il venerabile, “E ora sei in meditazione”.