Siamo alle solite. La straordinaria, l’incommensurabile, nonché sorprendente rana zen, rendendosi finalmente conto di essersi un tantino isolata, decise di riconnettersi col mondo, peraltro mai dimenticato, dei privilegi, delle super-concessioni, degli ultra-benefici, delle esenzioni, delle immunità, delle franchigie, delle dispense.
Già, le dispense, ma la rana non si riferiva certo a quell’interminabile congerie di escamotage che ti consentono di godere l’immeritato frutto del lavoro, del sacrificio, della sofferenza, quella altrui, s’intende. No, la rana zen pensava proprio alle cambuse, alle cantine, agli armadi strapieni di ogni ben di Dio.
E poi meditava, l’immarcescibile anfibio, sulla saggezza, su tutto ciò che non può, suo malgrado corrompersi. Povera rana, mi sa ch’era un po’ confusa. Maestro, perché non provi a chiarirle le idee?
– Che vuoi che ti dica, figliolo? Ahimè, mi sono rotto.
– Perbacco, maestro, Sei caduto?
– Macché figliolo, non ho fatto nemmeno in tempo a scendere in campo che mi sono ritrovato in una sorta di micidiale labirinto senza apparente via d’uscita.
– Già, povero maestro, ti sarai reso conto che per poter lavorare sei dovuto scendere ai più assurdi compromessi.
– Ma nemmeno per sogno, figliolo caro. Ho rivisto la mente all’opera, tutto qui!
La mente indisciplinata, distratta, la mente anarchica è la radice di ogni problema. Ma se intendi educarla all’ordine imponendole ulteriori regole oltre quelle che la natura medesima inevitabilmente richiede sei già sulla strada sbagliata.
– Maestro, qual è la soluzione?
– È trascorso così tanto tempo e ancora non l’hai capito? Non permettere alla periferia d’intromettersi. Vivi e agisci direttamente!