Ci fu un tempo in cui non avevo la benché minima idea di cosa fosse la meditazione, tuttavia – senza, per l’appunto, sapere di che si trattasse – mi raccoglievo in silenzio e di fatto meditavo. Certo, tentavo di spiegarmi le pulsioni più recondite di cui divenivo via via cosciente, e quindi ero attratto dalla psicanalisi. Ma ignoravo, comunque, l’approccio orientale. Quando poi lessi un libro sullo zen – l’autore era D. T. Suzuki – caddi quasi dalle nuvole. Anzi, mi sentivo proiettato – metaforicamente – verso l’alto. Sennonché cominciai a farmi una cultura specifica e, miracolo, smisi di meditare.
Senza meditare
Se vuoi meditare
non approfondir mai,
rimani sempre in superficie,
veleggia, galleggia, lasciati andare.
Se vuoi meditare
non leggere nulla
su ciò che potrebbe accaderti;
infischiatene della saggezza, dell’impermanenza, della verità.
Chiacchiera finché non t’aggrada
e rilassati solo quando sei sfinito.
Se vuoi meditare rinuncia
ai castelli di sabbia
che inanellano il tuo curriculum di perditempo
e permetti che l’intelligenza intrinseca
tracci la via che dovrai seguire.