Che stranezza, meditare sui limiti. Quali sarebbero? Partecipi, ma ti trattieni un po’. Pensi che un margine di non-coinvolgimento, un cantuccio per ogni evenienza, sia irrinunciabile. Sicché sei sempre parziale. Quando osservi soltanto credi che dovresti lasciar la ritrosia e immergerti. Al contrario, se t’immedesimi c’è una parte di te che vorrebbe fuggire.
Le difficoltà succedono a iosa, concatenate e in sequenza, sembra non finiscano mai. Se vuoi eludere quest’interminabile successione negativa, se vuoi risollevarti, devi reagire. Tuttavia non serve improvvisare. Chissà quante volte ti sarai impegnato! E’ necessaria una tattica, una strategia per neutralizzare le avversità. Ma la puoi metter in pratica solo se ti spingi al limite, o quasi, della sopportazione. Qualche accenno, in sintesi e, ovviamente, sibillino.
Meditare sui limiti
Quando sei al limite della sopportazione
e ti sembra di non aver più nessuna alternativa
gioca d’anticipo.
Prim’ancora che vittima,
prima di trasformarti in preda,
reagisci … e annienta
il fremito che senza decisione,
ti condurrebbe presto all’apatia,
poiché s’impone e diventa ansia.
Reagisci e osserva il nucleo,
là dove l’essenza si fonde con il centro
per disvelare il senso dell’eternità.
Osserva al limite
senza più ritegno,
osserva come fosse
l’ultima donna, l’ultimo uomo al mondo,
osserva come si trattasse
del solo appiglio che ti può soccorrere.
Osserva, convergi gli occhi al centro e fonditi,
fintantoché col tempo
poi non diventi unico.