Sembra quasi una disdetta. Tutte le volte che decido di meditare mi si presentano, rievocate da non so bene quale arcano sortilegio, un’infinità di pensieri. Alcuni, relativamente coerenti, si fanno strada sulla base di presunte impellenze del momento. Ma se decido di rilassarmi, seppur per pochi frangenti, perché non dovrei rinviare i problemi pratici ad un momento più consono? Ovviamente mi rendo conto che il frullio di pensieri è solo un escamotage dell’ego per procrastinare se stesso. Sono solo scuse dell’ego che teme di perdere il controllo – la presa su ciò che ritiene indispensabile – per evitare d’avventurarsi in un ambito che ritiene rischioso. Si da il caso che talvolta non mi dia per vinto, pazienti, per quanto preda delle più bizzarre fantasie ritorni, tranquillo, all’obbiettivo iniziale, trovare un po’ di pace. Dunque, benché lieve l’impegno, l’incontro – con la propria natura più profonda, con l’essenza? – non tarderà …
Meditare controcorrente
Mezzo seduto, ma sul ciglio del torrente
le cui acque prorompono impetuose,
sogno di risalir un po’ la sua corrente
per ritrovarmi in una oasi di pace.
Sogno una salute inappuntabile,
un’energia che mi sostenga e non tentenni,
un’amicizia che ricambi l’affetto
per proseguire dritto verso l’ansa
onde riecheggia l’eco del silenzio.
Sogno, rifletto un po’ … e quindi penso
fintantoché le nubi della mente
non si diradano per consentire il flusso
della luce che proviene dall’eterno.