Esiste una meditazione che non conosce immobilità, una preghiera senza parole che si esprime attraverso il linguaggio universale del corpo in movimento. La danza, quando nasce da un impulso autentico, diventa molto più di una sequenza di gesti: è un ponte verso l’armonia primordiale, un messaggio che bypassa la mente razionale per parlare direttamente all’anima. Mentre i piedi disegnano nell’aria traiettorie imprevedibili e le braccia accarezzano lo spazio, si compie un miracolo silenzioso: la separazione tra chi danza e la danza stessa svanisce, lasciando il posto a una presenza totale che è l’essenza stessa della pratica meditativa. Non serve conoscere passi codificati o tecniche perfette; basta lasciarsi guidare da quel “vol au vent” interiore che, leggero e potente insieme, ci ricorda come la vera meditazione possa fiorire anche – e soprattutto – nell’abbandono gioioso al movimento spontaneo della vita.
Lo scopo di questa poesia non è, ovviamente, quello d’insegnare a meditare con la danza. Tanto meno di descriverne il processo. Ma di coglierne il senso, senza decifrarlo, di trasmetterlo, sorvolando sui dettagli. La danza non comunica mai da mente a mente. E’ un messaggio cifrato che corre sul filo del silenzio. La danza interpreta l’armonia, si fa portavoce dell’essenza, demolisce i luoghi comuni. La danza è un gioco interiore, forse il più innocente. Danza tra le pagine, con gli amici, i tuoi cari. Danza quando cammini, mentre sei fermo. trasforma tutta la tua vita in una splendida danza virtuale e saprai, di certo, cos’è la meditazione.
Meditare con la danza
“Vol au vent” si esprime con la danza.
Osserva la levità con cui volteggia.
Poi d’improvviso si libra.
Cos’è che la sorregge?
Cos’è che le consente di volare?
Dove poggia, donde nasce la forza che trasmette?
Sarà la grazia, l’armonia dei gesti,
il riflesso scaturito dal silenzio…
sicché socchiudi gli occhi, osservi e taci.
Epilogo
Alla fine, ciò che conta non è aver compreso la danza, ma essersi lasciati comprendere da essa. Quel volteggiare senza apparente sforzo ci svela una verità semplice ma profonda: la meditazione non è confinata al cuscino, ma può vivere in ogni gesto, in ogni passo, nel modo in cui abitiamo il nostro corpo e lo spazio che ci circonda. Forse il vero segreto non sta nel chiedersi cosa sorregge il danzatore, ma nel diventare quel vuoto che permette al movimento di esistere, quel silenzio che dà risonanza a ogni passo. Quando socchiudiamo gli occhi e osserviamo senza giudizio, scopriamo che la danza più autentica è quella che nasce dall’ascolto – e che forse, senza saperlo, abbiamo sempre saputo volare.