Supponiamo che tu ti trova d’improvviso in difficoltà. Ad esempio, presumiamo che nonostante tu sia stato – nei limiti del possibile – buono, giusto e relativamente accorto, venga coinvolto nel turbinio di circostanze avverse, quindi emarginato, bistrattato e così via. Che fai? Come ti comporti, giochi d’astuzia? È difficile! Reagisci con nonchalance? Di male in peggio! Attendi che la situazione complessiva volga al meglio? È il minimo! Ti adoperi per superare la crisi? È scontato! Ma ora come ora ti senti a ridosso di una china. In un certo senso – con tutto il rispetto e i distinguo possibili – stai vivendo la tua piccola croce. Avresti proprio bisogno che il tuo panorama esistenziale mutasse, di riacquistare fiducia, di rigenerarti. Forse, oggi, ora, qui a Pasqua, è il momento giusto.
Meditare a Pasqua
Medita lì per lì, d’improvviso,
senza predisporre alcunché.
Qualunque cosa faccia,
ovunque tu ti trova,
comunque già ti senta,
rallenta, cercati un angolo tranquillo
e fermati, come se nulla fosse,
chiudi o socchiudi gli occhi,
lascia cader la mente.
Sì, ma che c’entra
questo pur saggio e profittevole proposito
con l’evento che festeggia la rinascita
di colui che risorse a vita vera?
Già, il ricordo e poi il rispetto,
finanche quell’osanna per la luce
che ritempra chiunque poi l’accolga.
E con ciò? Non saprei!
Se inventassi sarei solo un mezzo furbo
che racconta la sua storia per illudere …
Beh, credo sia il clima
di chi celebra l’antico avvenimento.
Meditare a Pasqua per rigenerarsi
e risalir la china
che in realtà non c’è.