In un’epoca in cui i confini tra ciò che è reale e ciò che è indotto diventano sempre più labili, il linguaggio poetico si rivela non solo un rifugio, ma un modo essenziale per decifrare l’invisibile. L’intimo sentire che affiora nei versi si fa veicolo di intuizioni che la mente, da sola, stenta ad afferrare. In questo contesto, meditare non è soltanto una pratica formale, bensì un continuo esercizio di discernimento, una sorta di ascolto vigile e sincero che invita a sottrarsi ai condizionamenti più sottili. Il pensiero dominante, che si insinua come un’eco martellante nel quotidiano, plasma preferenze, desideri, persino ideali, spesso senza che ce ne si accorga. Eppure esiste ancora uno spazio libero, non contaminato, che si può riavvicinare con la quiete, il silenzio e l’attenzione serena: quello dell’anima non ancora contagiata. In questo spiraglio trova espressione la parola poetica autentica, che non descrive, ma suggerisce; non insegna, ma risveglia. Lì si annida il senso di una meditazione capace di riportarci a ciò che è genuino, naturale, originario.
Sono anni che cerco di comprendere cosa sia davvero una poesia. Sostanzialmente è un modo di comunicare dell’intimo, del profondo, che prescindendo dai formalismi prosaici indica in sintesi ciò che non è ancora stato esperito direttamente. Semplificando, in versi riesco ad alludere e tratteggiare – renderti familiare – il sapore di una mela anche se non l’hai nemmeno assaggiata.
Ipnocrazia
L’ipnocrazia ti dirige, decide i tuoi gusti. Non ci credi?
La suggestione incalza. Fintantoché sei reattivo si limita a spingerti,
ma non appena tentenni, ordisce subito e trama.
Cosicché ti soccorre, ricreando il consenso che le stava appena mancando.
Come uscirne? Semplice!
Rammenta sempre che Dio non adopera libri, tv, ministri, portavoce o quant’altro,
ma parla solo al tuo cuore.
Epilogo
La parola, quando nasce dal silenzio della presenza, ha un potere che va ben oltre l’apparenza. Non persuade, non impone: suggerisce. È un richiamo discreto a ciò che sappiamo già, ma che spesso dimentichiamo sotto il peso delle abitudini e delle suggestioni esterne. In questa poesia che allude e non descrive, in questa meditazione che osserva senza giudicare, c’è forse la chiave per sottrarsi all’incantesimo quotidiano e riscoprire quella voce interiore che non chiede prove, ma solo attenzione.