Cos’è meditare? E’ il processo di meditazione in itinere. Nulla di statico. È un approccio esistenziale che trae origine dal più vivo e volubile, disomogeneo e pressoché caotico fermento dell’esistenza. Il tran-tran quotidiano, come ogni dinamismo, necessita di pause. Sennonché parlar di pause ti richiama il silenzio, il rilassamento, la calma. Invece meditare è tutt’altro. Fermo restando il fatto che esistono senz’altro frammenti di riposo o persino di apparente sospensione – intervalli e interiorizzazione – della mente pressoché spontanei, peraltro positivi, ma rari, la pratica in questione non è il lasciar – a tutti i costi – andare, bensì la realizzazione che al vertice c’è sempre colui che tace e osserva.
Fermati e taci
Perché confonder tutto,
arrovellarti quasi e senza posa,
reiterare sempre e all’infinito?
La vita va vissuta,
mentre pensarla è solo
una perdita di tempo.
Certo, la fantasia, poi l’arte,
il meta-approccio a tutto ciò ch’è sacro,
finanche la preghiera
e senza tralasciare, è ovvio,
ogni costrutto che possa mai redimerci
dal nulla-tutto che rifuggi sempre,
là dove ancora credo tu presuma
imperi l’animale e poi l’istinto.
Ma è davvero così?
È proprio vero che se glissi un po’,
se lasci riposare il raziocinio,
se metti in riga la mente più riottosa
che qui su Gea ha mai visto la luce
ti perdi il meglio?
Ascolta, se hai l’umore giusto
non lasciare che proceda a briglia sciolta.
Se c’è il momento per Pindaro e i suoi voli
esiste pure quello per dir
fermati e taci.