“Il cercatore è il cercato. (Nisargadatta Maharaj)”
Nulla di più semplice o, per lo meno, comprensibile. Vero? Tuttavia, un conto è declamarlo, ben altro incamminarsi sulla via che conduce dal proprio piccolo e, forse finanche troppo spesso, vituperato «sé» alla «verità» per antonomasia.
Qual è la base, il fondamento di questa nostra – sovente mediocre quanto tormentata – esistenza? Non c’è che dire … Forse sarebbe meglio restare in silenzio e osservare la matassa esistenziale che si aggroviglia, si avviluppa e infine si srotola, si districa, quasi per magia. Ancora una volta pazienza, al momento sono piuttosto titubante. Si tratta davvero di una sorta di sortilegio o è un processo implicito all’esistenza medesima? Di nuovo: ne divieni viepiù consapevole o, di punto in bianco – non so spiegarti come – decidi che è sopraggiunto il momento di riemergere dal presunto pantano in cui ti eri impelagato?
Non ho una ricetta. Non ho meditazioni da diffondere. Tanto meno interessi da tutelare. D’altra parte non mi sto nemmeno barcamenando verbalmente. La realtà è tutta qui, in questa stessa pagina come nelle nostre relativamente placide o insignificanti, se non avvincenti esistenze. Chiudi o socchiudi gli occhi e non vedi – quasi – nulla. Osservi ciò che – in qualche modo – s’impone. Eviti accuratamente d’identificarti con alcunché, ovverosia te ne distacchi pressoché gradualmente … o all’improvviso … Cosa rimane? Cos’è quella sorta di vuoto che fa capolino curiosando, investigando sé stesso, la propria enigmatica, misteriosa natura? È il medesimo Quid che cercavi, cui anelavi, ma a cui devi dare il tempo di rivelarsi appieno. Osservalo, persevera, pazienta …
Nello specifico, colui che cerca è l’osservatore mentre il cercato – per una sorta di straordinaria palingenesi spirituale – è la medesima individualità intenta a guardarsi intorno nella speranza di risolvere l’enigma della vita.