Abbiamo selezionato alcune brevi frasi in tema formulate via via dal monaco tibetano Chogyam Trungpa (1939-1987), maestro di meditazione dei lignaggi di Milarepa e Padmasambhava. Non si tratta, invero, di proposizioni scontate, ma di veri e propri suggerimenti pratici, indicazioni che tracciano, chiarificano e illustrano l’argomento in guisa davvero encomiabile. Tentare di metterli convenientemente in pratica è il minimo che ciascun meditatore degno di tal nome possa comunque riproporsi.
* * *
Quando dipingete o componete musica, la mente non c’è. Non pensate e basta. Naturalmente siete ispirati. Siete più preoccupati nel contorno, dove la mente comincia a funzionare nel modo abituale, ma quando siete nel mezzo, all’interno del contorno, non avete pensieri, nessuna mente. È uno stato di esistenza completo, meditazione o comunque vogliate chiamarlo. Con la creazione artistica, questo è il genere di situazione di cui stiamo parlando: a quel livello, non c’è spazio per pensare se ciò che si sta facendo è pubblico oppure privato, è solo auto-espressione costante. Molte opere d’arte sono state rovinate dalla coscienza di sé. Per un artista, cercare di far bene non va molto bene. (Chogyam Trungpa)
* * *
Nella pratica della meditazione, non incoraggiamo le emozioni e nemmeno le reprimiamo. Vedendole chiaramente, permettendo loro d’essere mentre si manifestano, non consentiamo più che fungano da mezzi di intrattenimento e distrazione. In questo modo si trasformano nell’energia inesauribile che può compiere l’azione disinteressata. (Chögyam Trungpa)
* * *
Se meditiamo in casa e ci capita di vivere nel bel mezzo della via principale, non possiamo fermare il traffico solo perché desideriamo la pace e la quiete. Ma possiamo fermarci noi; possiamo accettare il rumore. Il rumore, poi, contiene il silenzio. Dobbiamo porci in quel silenzio e non aspettarci nulla dall’esterno, proprio come fece il Buddha. (Chögyam Trungpa)
* * *
Prima di morire, Milarepa diede le ultime istruzioni ai discepoli convenuti. Disse: «Quando morirò … non costruite statue e stupa in mia memoria; alzate, invece, il vessillo della meditazione. Rifiutate tutto ciò che incrementa l’aggrappamento all’ego o ai veleni interiori, anche se sembra un bene. Fate ciò che porta beneficio agli altri, anche se sembra un male. Questa è la vera via del dharma. Poiché la vita è breve e il momento della morte è sconosciuto, dedicatevi interamente alla meditazione. Agite in modo saggio e coraggioso secondo la vostra innata intuizione, anche a costo della vita. In breve, comportatevi in modo di non dovervene vergognare». (Chogyam Trungpa)
* * *
Stabilisci un momento per la pratica seduta che sia destinato solo a essa. Non dire tra te e te: «Devo andare a trovare la mia ragazza e, dovendo guidare, farò della guida la mia meditazione». È un approccio alla consapevolezza troppo utilitaristico, troppo pragmatico; come prendere due piccioni con una fava: «In questo modo medito e dopo posso anche vedere la mia ragazza». Bisogna lasciar andare qualcosa da qualche parte. Una certa rinuncia ci vuole. Un piccione con una fava. (Chogyam Trungpa)
* * *
Nel lavoro su sé stessi si comincia con la forma esteriore; poi la forma esteriore apporta una sensibilità interiore e, infine, la sensibilità interiore apporta un senso più profondo di libertà. Così è un triplice processo. Lo stesso processo si applica a qualunque cosa facciate. All’inizio, è soprattutto un grande tira-molla; nel mezzo è a volte un tira-molla e a volte una cosa naturale; poi, infine, diventa naturale. È così anche nella pratica della meditazione seduta: in un primo tempo è una lotta; a un certo momento è sia una lotta che un sollievo e alla fine è molto facile. È come indossare un anello nuovo; per i primissimi giorni dà un po’ di impaccio, ma poi si trasforma in una parte della vostra mano. (Chogyam Trungpa)
* * *
Essere consapevoli vuol dire esser qui, pienamente coscienti. Se sei pienamente attento, hai un punto di riferimento completo. Di conseguenza sei qui. Ti rapporti direttamente alla situazione attuale, e ciò è precisamente tutto ciò che concerne la meditazione, la pratica della shamatha. Semplicemente esser qui, molto semplicemente, direttamente: comportandoti con molta accuratezza, completamente in relazione col presente, senza riserve. (Chogyam Trungpa)
* * *
La libertà non può esserti data da un’agenzia esterna o da una certa autorità superiore. Devi sviluppare una volta per tutte la capacità di comprendere la situazione. In altre parole, devi sviluppare una consapevolezza panoramica, una consapevolezza onnipervadente che comprenda la situazione in quel preciso momento. È questione di comprendere la situazione e aprire gli occhi a quel preciso istante e ciò non è un’esperienza particolarmente mistica o qualcosa di misterioso. Niente affatto. È solo percezione diretta, aperta e chiara di ciò che c’è adesso. (Chogyam Trungpa)
– Chogyam Trungpa (amazon)
– Chogyam Trungpa (macrolibrarsi)
– Chögyam Trungpa – Wikipedia