Nome: – omissis –
Quesito
Da alcuni anni pratico Hata Yoga presso una associazione di – omissis -. Molto tempo fa, dopo aver completato il servizio militare, per risolvere dei problemi psicosomatici ho intrapreso una psicoterapia che poi, nel desiderio di comprendermi a fondo, si è protratta con impegno e costanza circa 5 anni. Tutto ciò ha cambiato molto la consapevolezza dei miei pensieri, sogni e desideri.
… – omissis -: seguono particolari personali; una bella descrizione di alcune vicissitudini e frammenti di vita privata.
E’ trascorso un lungo periodo, gli impegni si sono susseguiti freneticamente, una attività in proprio come – omissis – che ha assorbito ogni mio pensiero e infine una certa tranquillità: un lavoro impegnativo, ma che iniziava a dare i suoi frutti, tanti amici, un figlio meraviglioso, una buona e sincera relazione matrimoniale, palestra, attività sportiva e benessere fisico.
… – omissis -: di punto in bianco, circostanze avverse o uno strano destino, mi sono ammalato.
Improvvisamente un piccolo virus, una malattia infantile, – omissis -, alcuni neanche si accorgono di averla avuta. Sei mesi di febbre, gli amici spariti, i progressi nel lavoro annullati. La tiroide e il sistema immunitario danneggiati, una miriade di infezioni e tre anni di stanchezze, debolezze, malesseri, impossibile sia il vivere che il morire. Nonostante ciò mi dicevo di esser divenuto come un filo di erba: resistendo alla neve e piegandomi alla furia del vento avrei ritrovato la primavera.
Oggi finalmente sono quasi guarito. Ho ricostruito il mio lavoro, riesaminato la mia vita, le priorità, Non voglio più costruire castelli di sabbia con il pericolo che un’improvvisa mareggiata li distrugga. Come dicevo ho incontrato lo Yoga e me ne sono innamorato. Ho praticato con un buon istruttore e ho letto i libri di molti maestri, alcuni erano troppo distanti, altri più vicini al mio sentire. Ho trovato per caso dei testi di Swami Rama e del Sentiero di Fuoco e Luce (essere testimoni, concentrarsi e meditare sul respiro …).
Leggevo le sue opere e mi pareva di conoscerlo da tempo immemore, quella era la dolcezza, la delicatezza, la tolleranza, la comprensione che avrei voluto realizzare. Spesso istruttori e maestri di Yoga, parlano del potere del serpente, della Kundalini esplosiva e distruttiva, di poteri e altre siffatte violenze, invece qui ho avuto la sensazione di un abbraccio gioioso dal basso verso l’alto e viceversa. Ho proseguito a studiare lo yoga e a praticare le asanas, ho iniziato a sedermi tranquillo ogni sera una decina di minuti osservando il respiro. Perché? Non per sviluppare una qualche sorta di facoltà o attitudine, non per raggiungere con un balzo un risveglio improvviso, ma perché penso che riuscendo a procedere dalla concentrazione alla meditazione finalmente costruirò la mia “casa” sulla roccia e non sulla sabbia.
In un secondo tempo, sul più bello, l’istruttore yoga mi ha detto: “io non pratico più la meditazione perché ci si potrebbe perdere chissà dove e non ritornare, è meglio praticare solo asanas”. Penso che sia un suo problema e non un fatto reale.
Dopo essermi esercitato per qualche tempo ancora, durante l’osservazione del respiro, mi pareva che tutto si fosse fermato, di non respirare più. Avevo la sensazione di desensibilizzarmi e diventare leggero. Ho pensato, sarà una fase di “assorbimento”, il ritiro dei sensi. Avevo un po’ di timore, ma mi sono aggrappato al respiro che mi ha rassicurato. Tuttavia, a seguito di tale episodio mi sono fermato. Successivamente ho visitato il vostro sito e da alcuni mesi ho ripreso a meditare, 10 minuti ogni sera.
Prima di sedermi penso che nulla è importante, neanche raggiungere uno stato meditativo, solo il respiro, non esperienze, non i pensieri, nulla, solo il respiro. Questo sta sicuramente cambiando il mio modo di praticare le asanas, avverto una differenza. Nondimeno, di tanto in tanto, ascolto che taluni suggeriscono di non meditare da soli, ma di trovare un maestro, qualcuno parla di grandi rischi. Qualche volta ho vagheggiato: seguendo il sentiero tracciato da Swami Rama e applicandomi nell’attenzione sul respiro, senza pormi domande, prima o poi riceverò i suoi diretti insegnamenti (ma egli, il maestro, è morto, dice la mia ragione, e i morti non insegnano, tutt’al più si può leggere un buon libro, ma allora non avrei imparato niente, chiudiamo un’attimo la ragione in un cassetto, pensa che sia possibile ricevere oggi il suo insegnamento?). Sicuramente sono ancora così inconsapevole che la cosa non può funzionare. Forse ancora qualche mese e quando starò bene bene dovrò cominciare a muovermi per il mondo in cerca di un maestro. Sento che devo solo sedermi e osservare il respiro, ma mi domando, e se perdessi tempo senza la guida di un maestro? Cosa ne pensa?
Risposta
Ciao – omissis -. Grazie per la bellissima email. Mi ha fatto piacere leggerla perché dalle tue parole traspare sincerità e buona volontà. Stai facendo benissimo a praticare lo Hata Yoga. Persevera. Rammenta un fattore importantissimo: se eseguirai le asanas consapevolmente, cioè non meccanicamente, ma prestando la massima attenzione a qualunque gesto, anche a movimenti insignificanti e/o necessariamente ripetitivi, riuscirai a trasformare tale attività in un esercizio meditativo che in poco tempo si rivelerà, per certi versi, utilissimo. Coloro che adottano tale sistema affermano di sentirsi più energici. Successivamente, come in una catena consequenziale di cause ed effetti positivi, con il miglioramento dell’umore, della gioia di vivere, anche i processi naturali di guarigione subiranno discrete accelerazioni.
Per quanto riguarda la ricerca di un maestro non sono d’accordo. Ciascuno deve diventare innanzitutto maestro di se stesso. Certo, potrai avere degli amici che condividono i tuoi stessi interessi o che, in qualche modo, ti ispirano, ma preferibilmente nulla di più.
Rammenta che meditazione ed esercizio fisico devono procedere di pari passo. Credo che nel tuo caso sarebbe vantaggioso camminare molto, cioè fare lunghe passeggiate, tutti i giorni, ma sempre compatibilmente con eventuali indicazioni mediche qualificate cui ti converrebbe, comunque o se non altro per tranquillizzarti, ricorrere periodicamente.
Per concludere, siedi in meditazione quanto ti pare, ma poi, anche se non subito dopo, cammina per un periodo di tempo che sia come minimo uguale a quello trascorso osservando il tuo stesso respiro.