La spiritualità è uno stato di coscienza che ti consente di percepire cosa sia o non sia effettivamente la vita, una sua qualità che in molti ignorano. Coglierla è piuttosto difficile perché implica la rinuncia all’egoismo, la consapevolezza della reciproca interdipendenza. Tant’è che l’attitudine spirituale si risolve spesso in una parodia, una commedia, una recita.
Provvide verità?
La Pizia, sacerdotessa presso il Tempio di Apollo a Delfi, nonché dell’omonimo vaticinante Oracolo, sedeva al centro di una grotta buia e fumosa. Gli antichi greci, ricolmi di stupore, mestizia, deferenza e rispetto, si recavano al Tempio per ascoltare i suoi sacri pronunciamenti, i ben noti responsi. Ora la scienza ha appurato che gli stati di trance delle sacerdotesse erano causati da esalazioni di metano in un ambiente povero di ossigeno. In realtà il celebre letterato ellenistico Plutarco, che fu pure sacerdote nel medesimo Tempio di Delfi, aveva attribuito le presunte facoltà profetiche proprio ai gas emergenti dal sottosuolo. Ora, quindi, ne abbiamo avuto solo una conferma scientifica, mentre di fatto era ben risaputo che le famose sentenze divine non erano altro che frasi sconnesse interpretate a proprio piacimento dagli inebetiti e timorati astanti.
Benefici giovevoli!
Ebbene, ritornando a noi, alla nostra fantastica, ma per nulla futuribile epopea di scienziati, di sapienti, di esperti, di mostri, furbi o maghi, pensiamo forse che i metodi religiosi siano davvero cambiati? Certo, ora sono ben più melliflui, raffinati. Ma se un ipotetico visitatore intergalattico, pertanto alieno alle nostre ridondanti culture locali, leggesse i nostri libri cosiddetti sacri o ne ascoltasse i dotti e chiarificanti commenti, che conclusioni trarrebbe? Tranne che in poche e illuminanti eccezioni, probabilmente rileverebbe frasi semisconnesse, quasi sempre senza alcun riscontro pratico, prive della benché minima coerenza logica. Fuorché, ovviamente, quella che vogliamo a tutti i costi attribuirgli, nonché gli ovvi e, stavolta si, giovevoli benefici per le astute bocche di cotante provvide abili verità … oggi di turno.
La divina commedia
La spiritualità non è una realtà ambigua, non può ammettere valori contrapposti. La spiritualità non simula, semmai rivela. Qual é, invece, la prassi abituale delle religioni organizzate più note? La sempre attuale divina mimesis.
Morale: quando l’ambizione s’impadronisce del Tempio, subentrano ipocrisia, ingiustizia, corruzione. Il vero nucleo del relativismo. Ma indipendentemente dagli aggettivi o attributi adoperati che sono, per l’appunto, alquanto opinabili, ci sarebbe piuttosto da chiedersi se la spiritualità possa intessere rapporti di potere, nonché gestire capitali e immobili.
E la risposta è univoca, affatto relativa. Che il Dio cui rivolgiamo le nostre accorate preghiere o confidiamo le più riposte speranze esista, non esista, sia unico, plurimo, trascendente, immanente, ambedue, c’è poca differenza. Servono innanzitutto lealtà, franchezza, buona fede, onestà. La prima qualità che la consapevolezza realizza è la compassione. Com’è possibile, quindi, combinare esigenze di supporto assistenziale o sociale in genere, con gli insegnamenti atti a riconoscere l’afflato interiore o ad esprimere la propria eventuale devozione?
Il sacro non si può basare sulle apparenze. I suoi ritmi sono intrinseci, profondi e sostanziali. Si esprime sempre nel momento presente. Il sacro è apoteosi di gioia, fiducia, contentezza, gaiezza, giocondità, letizia, esultanza, celebrazione … Che centra col denaro?
Mi chiedo pure, è possibile parlare in questi termini o è ancora rischioso? I tempi sono abbastanza maturi per cominciare a comprendere il raggiro in cui sono incorse innumerevoli vite di buoni, umili e semplici?
Ne dubito. Ciò non toglie che esprimersi sia comunque utile. Chiedere trasparenza e corrispondenza tra ciò che si dice e quel che si fa. Tra i religiosi esistono soprattutto persone dedite al bene, ma il sistema di potere in cui purtroppo si trovano talvolta coinvolti, ora come duemila anni orsono, li recinge e inibisce in un vortice d’arrendevolezza a giudizi e criteri basati, innanzitutto, sul perseguimento di vantaggi egemonici.
Sennonché l’afflato dell’amore incondizionato soffia ugualmente sui loro volti e non demorde. Esso può sopraggiungere come uno sbuffo di vento, una voluta di fumo, una nuvola di polvere bianca, un refolo di sana o arguta, bizzarra consapevolezza …