Oramai è arcinoto, lo Yoga – il sentiero verso l’unità – consiste soprattutto in un’antichissima serie di pratiche, relativamente ascetiche, che tracciano una remota via di auto-realizzazione spirituale. Gli adattamenti nel corso della storia sono stati numerosi, ma il percorso essenziale comincia da se stessi, dalla percezione, spesso inconscia o sottesa delle proprie abitudini – quindi desideri o malumori che siano –, per abbracciare infine l’Essenza, la realtà ultima. Lungo il sentiero ci s’imbatte, guarda caso, lo scrivo in senso ironico, nella gioia. Lo Yoga è un’apoteosi dell’autocoscienza. Lo Yoga non è un’arte speculativa, ma uno strumento concreto da adottare e condurre a compimento fino alle sue estreme conseguenze che sono, lo affermo ancora una volta con un mezzo laconico sorriso, la rinuncia volontaria a ogni idiosincrasia personale fino a rendersi conto che l’empireo di luce e d’amore è qui, ora, nelle piccole grandi cose della vita come nel tuo incontro prossimo venturo con … la semplice quanto primordiale consapevolezza. Ebbene, leggiamo le lungimiranti considerazioni di Eric Baret sullo yoga. …
«La vita è lo yoga. Vostra moglie, marito, figli, fratelli il vostro lavoro, il vostro corpo: ecco lo yoga. Alcuni esseri hanno la fortuna straordinaria di essere attratti dal cuore dello yoga, che è il sentire; è una benedizione per loro. Altri non hanno questa inclinazione: altre espressioni di vita si presenteranno.
In Oriente, si considera come di buon augurio la pratica dello yoga, che non interviene se non si è nati sotto una stella molto benefica. Altrimenti, si preferirà fare degli affari.
Praticare yoga vuol dire essere gioiosi. Siete gioiosi, imparate ad essere gioiosi. Certamente, sapete che questa gioia non viene dalla circostanze esteriori, ma si può dire che vi preparate a questa comprensione. Tecnicamente parlando, voi suggerite al vostro corpo quella disponibilità che, in realtà, non si installerà veramente che durante una comprensione.
Ogni volta che praticate lo yoga, voi riscoprite questa gioia. Qualunque cosa abbiano fatto il vostro consorte o i vostri figli, o il vostro capo, o vostro padre, voi sentite la gioia. Evidentemente, non è ancora la vera gioia, ma ne è già un’espressione.
Vi abituate ad essere felici. Non potete più essere depressi quando praticate veramente lo yoga.
Un istante di depressione può sempre ritornare, perché siete aperto alle vostre limitazioni senza l’illusione di eliminarle. Ma vedrete: quasi istantaneamente, ne percepirete la bellezza.
Voi sentite la depressione: non siete più depressi. Questa restrizione vive in voi, nel vostro accoglimento. Tutto è perfetto.
E questo si trasporrà in tutti i settori della vita. Vedete una situazione… e lasciate che si riferisca alla gioia. Ecco perché è benefico essere attratti dallo yoga. E una grazia. Vi piove addosso. Non avete in questo alcun ruolo.
È per questo che non si suggerisce mai la pratica dello yoga. È piuttosto il contrario: ci si deve battere per essere degni di ricevere l’incredibile dono dell’apprendimento dello yoga: si deve pagare per questo. Non intendo finanziariamente: si deve pagare con il cuore, si deve pagare con la propria qualità.
Lo yoga non ha nulla a che vedere con i movimenti del corpo. Se non si ha la passione assoluta, il desiderio assoluto, l’impegno assoluto, l’ossessione assoluta di questa pratica, vuol dire che non si è pronti e che non si merita di apprendere quest’arte. E per questo che in Oriente, quando si vuole imparare lo yoga, tradizionalmente il maestro vi consiglia di andare altrove. Se tornate e tornate, nonostante i rifiuti, allora l’insegnamento inizia.
Non si può dire a qualcuno di fare dello yoga. Uno studente deve supplicare per imparare lo yoga. Solo così ci sarà lo spazio, il tempo, vale a dire l’energia necessaria per la scoperta. Ma questa maturità non può essere forzata. Questo richiede anche molto tempo disponibile per l’insegnante. Non si può insegnare correttamente lo yoga che ad alcune persone. Fortunatamente, la maggior parte delle persone, quando una relativa tranquillità e una certa gioia di vivere si presentano, ritornano ai loro affari, ai loro amori.
Possiamo dire che è una grande fortuna poter mangiare un cibo appropriato. La maggior parte degli essere umani non può mangiare cibi sani. Se abitate in Russia o in certe parti dell’Africa, se siete molto povero, può essere impossibile avere un’alimentazione equilibrata.
Si deve considerare come una grande fortuna trovare del riso e delle carote. È anche una grande fortuna non mangiare zucchero e non bere alcool. Se siete un Ceceno o un Afgano, dovete combattere per il vostro paese, combattere per sopravvivere.
La possibilità di mangiare riso integrale e praticare yoga è dunque una opportunità eccezionale. Questo vuol dire che non ci sono bombe che cadono sulla vostra casa, che nessuno vi attacca per strada e che non dovete combattere giorno e notte per la sopravvivenza vostra e della vostra famiglia.
Evidentemente, oggigiorno, nei nostri paesi strapieni di ricchezze, le persone vanno al cinema o in vacanza. Dimenticano la fortuna straordinaria che hanno di poter mangiare, uscire senza portare un’arma, chiudere gli occhi durante la meditazione senza rischiare di essere uccisi…
Dunque, la pratica dello yoga richiede di rendersi conto di ciò che è benefico e di ciò che non lo è. Se si ha la fortuna di praticare lo yoga, lo si deve fare. Quando verrà la guerra, non ci sarà più tempo per praticare; non ci sarà forse più riso integrale, si avranno attività apparentemente meno pacifiche. Anche questo sarà perfetto. Non c’è niente da decidere, nella vita.
Finalmente, il più gran dono che si possa fare ad un essere umano è di insegnargli lo yoga. Il più gran dono che si possa ricevere, è essere istruiti nello yoga, perché questo non parla che di gioia, perché non porta che alla gioia, perché è già la gioia.
Il presentimento vi indica se è il momento di impegnarvi nella pratica o no. Se il presentimento non c’è, se c’è dubbio o esitazione, significa semplicemente che non è il momento. Nulla manca.
E lo stesso con tutte le arti. A chi gli domanda se deve mettersi a studiare musica, un vero musicista risponderà sempre di no. Un pianista non si pone questa domanda; suona il piano. Un cantante non si chiede se deve cantare: canta. Quando avete un’eco in voi, non chiedete a nessuno; seguite l’eco. Se chiedete, se avete bisogno di domandare, vuol dire che l’eco non è abbastanza potente.
Un giorno, siccome qualcuno le aveva chiesto se dovesse diventare indù, Ma Ananda Moyi rispose in modo simile: “Non diventate indù. Finché vi ponete la domanda, non è ancora il momento”
Certo, è un modo di parlare, perché da un punto di vista tradizionale non si può “diventare indù”, essendo la totalità della razza umana già portata dal Sanatana Dharma, la religione eterna.
Un’arte deve venire con il potere. Voi la praticate o non la praticate; non potete praticarla a metà.
Lo yoga deve essere praticato e non pensato. Deve sopraggiungere con la stessa forza che spingeva Van Gogh a dipingere. Van Gogh non avrebbe potuto non dipingere. Se sentite che vi è impossibile non praticare yoga, allora può darsi che qualcosa risuoni in voi. Ho molti amici che non praticano yoga e che hanno una vita meravigliosa: non manca nulla.
Ma lo yoga è una tradizione del cuore che deve essere accostata con una intensità assoluta. Come la musica, come la pittura, lo yoga riguarda poche persone. Un pittore non si accontenta di dipingere nel weekend. Che dipinga o no, è sempre un pittore. Essere pittore, è vedere come un pittore, sentire come un pittore, vivere come un pittore. Per un musicista, un ballerino, un soldato o uno yogi, è lo stesso.
Vivere con la sensibilità del corpo, addormentarsi nella sensibilità, risvegliarsi nella sensibilità, risentire gli effetti quando vi si insulta, sentire se il tempo è secco o umido, sentire un lutto o cosa accade quando perdete il lavoro non è lo yoga di cui parlo. Ma è un modo di vivere intelligente.»
[ Da: Eric Baret, “L’unico desiderio. Nella nudità dei tantra“ ]