Esiste una differenza sostanziale tra ciò che accade effettivamente nell’ambiente esterno e quanto comprendiamo. Innanzitutto, la relazione è biunivoca. In secondo luogo, la percezione è filtrata, soprattutto, dalla nostra consapevolezza. Sicché la presa d’atto dell’insieme non può dirsi del tutto oggettiva. La relazione tra i singoli processi conoscitivi non è unilaterale, ma fa parte di un’unica successione. La meditazione ci consente di realizzare che non siamo affatto separati, non siamo monadi dissociate e del tutto indipendenti. La reciprocità non è un’eccezione, ma la base stessa su cui, volenti o nolenti, esistiamo e perduriamo. Così come spiega – in modo molto più chiaro ed esteso del nostro stringato preambolo – Alan Watts, siamo tutt’uno con l’universo. …
«Apriamo gli occhi e ci guardiamo intorno, pensando che tutto ciò che vediamo sia all’esterno di noi. Sembra che sia così, perché è l’effetto che ci fa mentalmente. Ma c’è uno spazio dietro ai nostri occhi dove tutto questo (la gente seduta, i colori della stanza) sta comparendo nel sistema nervoso. Ciò che vediamo là fuori in realtà è un’esperienza neurale. Se lo comprendete (se questo vi colpisce come una profonda verità) allora potreste supporre che tutto il mondo esterno si trovi all’interno del vostro cranio. Ma vi si sono incrociati i circuiti neurali. Non vi siete accorti che il vostro cranio si trova nel mondo esterno. Esso è all’interno di voi, e voi siete al suo interno. Che situazione è mai questa?
L’individuo e il mondo non interagiscono: fra loro vi è un rapporto di tipo transazionale. Per esempio, quando si compra o si vende una casa i due aspetti (acquistare e vendere) non possono verificarsi indipendentemente. Non può esistere l’atto di acquistare, a meno che simultaneamente non sussista l’atto di vendere, e viceversa. Parallelamente, anche il rapporto fra organismo e ambiente è transazionale: l’ambiente sviluppa l’organismo e l’organismo crea l’ambiente. L’organismo trasforma il sole in luce, ma per esistere richiede un ambiente che contenga un sole. Tutto costituisce un singolo processo. Non è che gli organismi siano giunti in questo mondo per sbaglio o per caso: questo è il genere di ambiente che sviluppa organismi. Ed è stato così fin dai primordi. Dal primissimo attimo del big bang, se è così che tutto è cominciato, organismi come voi e come me erano già coinvolti.
Un altro esempio: poniamo che esista una corrente elettrica che scorra lungo un cavo che fa il giro della Terra. Tenete a mente che la corrente elettrica non si comporta come l’acqua che scorre in un tubo. In un punto c’è il polo positivo e in un altro c’è il polo negativo, e la corrente non partirà nemmeno, finché l’interruttore non è spento al polo positivo; non partirà in assenza di un punto di arrivo. Le cariche elettriche potrebbero impiegare un po’ di tempo per mettersi in moto ed entrare in circolo se percorressero un anello intorno al pianeta, ma il punto di arrivo deve essere chiuso fin da prima che le cariche partano dal punto d’inizio. Allo stesso modo, sebbene ci siano voluti miliardi di anni affinché la vita primitiva si sviluppasse sulla Terra dopo il big bang, la vita era già implicita fin dall’inizio. Una ghianda impiega del tempo per diventare una quercia, ma la quercia è già implicita nella ghianda. Tutto costituisce un singolo processo.
Ecco cosa il risveglio implica realmente: un riesame del nostro senso comune. Siamo pieni di concetti inculcati apparentemente ovvi e indiscutibili, rispecchiati dal nostro linguaggio verbale. «Affronta i fatti», per esempio, è una frase che si sente pronunciare spesso. Come se i fatti fossero qualcosa che sta al di fuori di noi, come se l’esistenza fosse qualcosa che viviamo in veste di estranei. Vedete, il nostro senso comune è stato manipolato. Ecco perché ci sentiamo estranei o alieni in questo mondo, e la nostra separazione sembra del tutto plausibile. È solo perché siamo abituati a pensare in questo modo. Ma basta iniziare a mettere seriamente in dubbio questa idea e a esplorarne altre, per capire che non è detto che sia così. Quando mettete in dubbio gli assunti di base che sottostanno alla nostra cultura, scoprite che ne deriva un nuovo tipo di senso comune e vi apparirà del tutto ovvio che siete in rapporto di continuità con l’universo.
In un passato non molto lontano, si credeva che la Terra fosse piatta. Erano convinti fino al midollo che fosse vero. Ma poi qualcuno cominciò a navigare facendo il giro del mondo e a volare da un punto all’altro, e piano piano ci siamo abituati a pensare che la Terra abbia forma sferica. Ci siamo semplicemente abituati a quest’idea. Allo stesso modo, un giorno, per molti di noi sarà solo questione di senso comune sapere che siamo tutt’uno con l’universo. Sarà davvero semplice. E forse, quando accadrà, gestiremo la nostra tecnologia con più coerenza. Forse agiremo verso il nostro ambiente con amore, anziché con odio.»
[ Da: Alan Watts, “Lo zen e l’arte di imbrogliare la mente“ ]
– Alan W. Watts – Macrolibrarsi.it
– Alan Watts – Amazon
– Alan Watts – Wikipedia