Prima di cimentarsi più direttamente con la meditazione, ossia con le numerose e ridondanti pratiche o tecniche via via suggerite, è proficuo stabilire delle differenze orientative tra i diversi aspetti della prassi introspettiva. Seguono delle metafore molto utili per riuscire a orientarsi intuitivamente senza perdere di vista il filo di Arianna della gioia di vivere tout court, del coraggio di confidare sempre e comunque nel meglio, certi che l’al di qua è, di per sé, così rilucente da non necessitare del soccorso di alcun mito, di nessun artificio che non sia l’amore. A beneficio di tutti gli esseri senzienti […]
«Il pensiero sta alle nuvole come la Consapevolezza sta al cielo. Un’altra buona metafora è quella dello specchio: i riflessi sono i pensieri; la dimensione immutabile, lo specchio, invece, è la Consapevolezza.
La Consapevolezza contiene e riflette il pensiero ma non lo è, mai. E’ lo sfondo immacolato, il cielo puro.
Quindi i pensieri, qualunque essi siano, non sono la Consapevolezza. Il pensiero è nel tempo, nel moto, nel divenire … la Consapevolezza è senza tempo, eterna, immobile, è Silenzio …
Come si “realizza” ciò? Meditando, contemplando …
Non c’è un “oltre” il pensiero, ma ci sono solo due dimensioni differenti, simultanee e complementari.
C’è una dimensione, specchio “vacuo”, che è la Consapevolezza in sé, impersonale, senza oggetti; e un’altra che sono i pensieri riflessi, gli oggetti che appaiono in esso.
I pensieri riflessi non sono altro che la mente.
Senza i riflessi lo specchio è “vuoto” e non ha possibilità di avere “Consapevolezza di Sé”, di avere autocoscienza. Senza gli oggetti il vuoto non può auto-riconoscersi.
La divisione – tra i pensieri in quanto riflessi dello specchio e la consapevolezza in quanto cielo limpido scevro da pensieri – che ascriviamo ai processi della coscienza è solo strumentale, concettuale, una metafora, perché in realtà queste dimensioni sono un tutt’Uno, indivisibile.
L’una, i pensieri… la mente, sono il manifesto, l’Essere; l’altra, la Consapevolezza è il non manifesto, il non Essere.
Questo gioco che avviene nella coscienza è il grande paradosso, il miracolo naturale, che crea le dinamiche esistenziali negli individui senzienti; una danza tra la veglia e il sonno, la vita e la morte.»
– Praj –